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Sperare tra i campi di lavanda- di Mariagrazia Sala,Un romanzo che sa di rinascita, silenzi e luce


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Ci sono letture che arrivano al momento giusto, come un abbraccio gentile o una passeggiata a fine giornata quando il sole colora tutto di arancio. Sperare tra i campi di lavanda di Mariagrazia Sala è una di quelle. L’ho letto in pochi giorni, ma è uno di quei libri che restano dentro: per le atmosfere, per la delicatezza del racconto, per la bellezza silenziosa che scorre tra le righe. È un romanzo che parla di perdita, ma anche e soprattutto di speranza. Non una speranza urlata, retorica o patinata, ma una speranza umana, fragile, che si costruisce un passo alla volta — tra il profumo della lavanda, l'accoglienza di persone nuove, e la possibilità di aprire di nuovo il cuore.


La protagonista è Kate, una giovane americana di vent’anni segnata da una perdita devastante: la morte dei genitori in un incidente aereo. La sua vita, già fragile, crolla. Decide di lasciare la facoltà di Medicina, accantonare il percorso che aveva scelto (o forse che altri avevano scelto per lei), e partire per l’Europa. Da subito si intuisce che il suo viaggio non è solo fisico, ma profondamente interiore.

L’autrice ci accompagna a Roma, in una prima tappa che sembra quasi simbolica: il centro della spiritualità, della storia, dell’arte. Ma è un quadro a catturare davvero Kate: un campo di lavanda, vibrante di luce, esposto in un piccolo negozio accanto a Piazza San Pietro. Quel quadro è la scintilla. Da lì nasce il desiderio – o forse il bisogno – di raggiungere la Provenza, terra di colori, silenzi e profumi intensi. Ed è proprio tra quei campi, nel cuore della campagna francese, che il romanzo trova il suo respiro più profondo.


Kate arriva ospite in una famiglia semplice, accogliente, quasi materna. Una coppia anziana la prende con sé come una nipote. E attorno a loro, un piccolo mondo si costruisce. È fatto di persone genuine, ognuna con le proprie cicatrici, ognuna con qualcosa da offrire. In questo nuovo contesto, così distante dalla sua vita di prima, Kate comincia lentamente a ritrovare sé stessa.

Mi ha colpita molto come l'autrice riesca a dare voce anche al silenzio. I dialoghi non sono mai eccessivi, spesso le emozioni passano attraverso i gesti, gli sguardi, la natura che circonda i personaggi. È come se la lavanda stessa parlasse: con il suo profumo curativo, con la sua resistenza al vento, con il suo essere bella anche quando secca al sole. E poi c'è l’amicizia. La corrispondenza con l’amica Beth, rimasta negli Stati Uniti, è un filo sottile che tiene insieme il passato e il presente. Un modo per non dimenticare chi si è stati, mentre si diventa qualcuno di nuovo.


Senza anticipare troppo della trama, posso dire che Kate affronterà un evento difficile anche durante la permanenza in Provenza. Non è una favola, questo romanzo. Ma ciò che accade è trattato con grande delicatezza: non si cerca il colpo di scena a tutti i costi, né il dramma per commuovere. La forza del libro è proprio nel tono misurato, nel rispetto per i sentimenti. C’è anche l’amore, sì. Ma non è l’amore che salva, è l’amore che accompagna. Che sostiene, che aiuta a guardarsi con occhi diversi. Mi è piaciuto molto come la storia sentimentale venga lasciata crescere in modo naturale, senza forzature. È una parte del cammino, non la meta.


Ho amato Sperare tra i campi di lavanda perché è un libro che non ha bisogno di alzare la voce per farsi sentire. Ti prende per mano con calma, ti fa camminare dentro paesaggi bellissimi, ti fa sentire il peso e la dolcezza della solitudine, ti fa scoprire che anche dal dolore può nascere qualcosa di nuovo.

È un romanzo adatto a chi cerca storie vere, dolci ma non zuccherose, riflessive ma mai noiose. Chi ha vissuto un lutto, una perdita o un momento di disorientamento potrà ritrovarsi in Kate. Ma anche chi semplicemente ama i romanzi che parlano di riscatto, di bellezza, di quella forza interiore che tutti abbiamo e che, a volte, dobbiamo solo ricordare. In un mondo che corre, che consuma e dimentica, libri come questo sono un invito a rallentare, a sentire, a respirare a fondo — magari proprio tra i campi di lavanda, anche solo con l’immaginazione.

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