top of page
  • Claudio Della Pietà

Modus In Rebus - di Riccardo Ferrazzi, i misteri sono come le cipolle....|




“Quando succede qualcosa di poco chiaro ognuno si fa la sua idea e guai a toccargliela. La gente non vuole la verità: vuole quel che piace o che fa comodo. Miliardi di fessi vivono delle loro certezze e sono felici. I saggi sanno che le certezze sono sempre fasulle, e passano per cinici.”


Leggere un libro si traduce spesso in una ricerca di evasione, nel realizzare un desiderio di conoscenza, nell’aprire lo sguardo all’infinito che ci circonda, o addirittura nella speranza di trovare risposte alle domande della vita. E il fato è lì, pronto a metterti in mano il libro giusto al momento giusto.

Sarà vero? A me capita spesso, e voglio credere sempre più, che sia il risultato dell’appartenenza ad una comunità di persone che potremmo dire, vivono con un libro in mano, in tasca, in testa, e in quanto membri di questa comunità non formalizzata e tantomeno vincolata da nessun atto burocratico, ciascuno condivide, rende partecipi gli altri, diffonde a piene mani il bello che trova nelle sue letture. Lo ha fatto ancora Marino Magliani, scrittore, traduttore e molto altro, che mi ha permesso di conoscere l’autore di cui scrivo in questa recensione, Riccardo Ferrazzi, con il suo nuovo romanzo “Modus in rebus”, pubblicato da Morellini Editore.


La storia ha origine in Spagna, nella città universitaria di Salamanca, si svilupperà tra questo luogo e Milano in un’andata e ritorno importanti e con rare deviazioni. Il periodo è quello immediatamente successivo alla dittatura franchista, e si percepisce chiara l’euforia, la vivacità, la tensione positiva dei giovani di Salamanca e di coloro che in questa città arrivano da fuori, fra i quali il protagonista di “Modus in rebus”, Vittorio, un giovane milanese.


“I misteri sono come le cipolle: chi toglie tutte le bucce resta a mani vuote e le lacrime agli occhi.”


La vivacità però non dura molto, si trasforma in asprezza, quasi in un fastidio, qualcosa di irritante e soffocante. Una relazione sulla quale Vittorio scommetteva molto si fa opprimente, e poco dopo anche alquanto misteriosa, intrecciata con il triste delitto di un religioso. Tutto questo, qui riassunto in pochissime parole, per non togliere la possibilità di assaporare il clima che l’autore ha saputo creare con la sua scrittura, tutto quanto dicevo, accadeva vent’anni prima di quando Vittorio decide di tornare a Salamanca, determinato a capire meglio ciò che successe, intenzionato a cercare risposte che gli mancano e che non può più attendere. Farà bene? Tutta la prima parte del romanzo, molto densa e determinante per l’intera evoluzione della storia, è dedicata a questa ricerca, che assume aspetti molto diversi: è ricerca di risposte come già dicevo, di comprensione, è ricerca di persone, di affetti, è voglia di capire, l’essere umano ha necessità impellente tutti i giorni, di capire. Ma… si fa una gran fatica, si soffre, tanto.


“Il passato, che era buio come una bocca di pozzo, è diventato uno schermo suddiviso in tante finestre. Parecchie sono ancora buie, ma altre contengono immagini, per lo più fisse; solo due o tre sono in movimento, come spezzoni di un film. Il guaio è che non riesco a metterle in ordine cronologico.”


Si soffre così tanto dicevo che tornato a Milano, anche a causa delle incombenze lavorative, Vittorio da una svolta significativa alla sua vita: dopo tutta la fatica che ha fatto, nonostante le cicatrici che l’esperienza spagnola gli ha lasciato, sembra quasi voler dimenticare tutto e ricominciare da zero. E così fa Riccardo Ferrazzi, sembra cambiare penna, o matita, e ricominciare a scrivere, su un quaderno nuovo.


“Sono uno che cambia. Non me ne vanto e non me ne vergogno, ma mi domando spesso come mai la mia vita e piena di svolte e inversioni di marcia. Tutte le spiegazioni che mi sono dato lasciano il tempo che trovano. Anche perché, a volte, cambiando mi faccio male da solo. È una constatazione amara, ma ci trovo dentro una certa ironia.”


La scrittura, sempre molto raffinata, e matura, appare comunque nuova, adatta ai nuovi personaggi, sempre molti, alcuni molto diversi dai tanti della prima parte, e la storia più vicina ai nostri tempi sembra aiutarci a capire un po’ di più i misteri dispiegati tra le pagine come un irrisolvibile rebus, o un labirinto senza apparente uscita. Dalle strade di Salamanca ci trasferiamo in una libreria milanese, ambiente che si percepisce accattivante, attorno alla quale si raduna una nuova comunità di persone.


Ecco che anche in questo romanzo i libri creano comunità di persone. Bellissimo. Ma, ancora ma. Questo romanzo così denso come dicevo fin dalla prime righe, ci stupisce fino alla fine, chiudendo con una più piccola terza parte, davvero sorprendente, soprattutto riducendo con maestria i personaggi essenzialmente a due, dopo avercene presentati numerosi, ognuno determinante per un intreccio narrativo magistrale.


A conclusione della mia lettura, mi sono subito annotato questo appunto importante, con cui concludo questo mio invito alla lettura. “Modus in rebus” sembra un arazzo. Sullo sfondo un paesaggio spagnolo descritto fedelmente dall’autore nel testo, in primo piano sulla sinistra la libreria milanese, e sulla destra, posta in alto, su una collina, una grande casa, bianca. La trama nei suoi

innumerevoli colori è generata dall’andirivieni nel tempo e nei luoghi, che l’autore Riccardo Ferrazzi ha effettuato con la sua scrittura, come avesse in mano un ago e a disposizione tanti fili colorati.

Una bella e intensa lettura, che consiglio caldamente.


Riccardo Ferrazzi è nato a Busto Arsizio troppo tempo fa. Nel suo passato c’è il liceo classico, una laurea alla Bocconi e una carriera da dirigente d’azienda. Vive sempre meno a Milano e sempre più in un paesino in Liguria. Scrive romanzi e saggi; insieme a Marino Magliani traduce dallo spagnolo. Nel 2000 pubblica con Raul Montanari Il tempo, probabilmente (Literalia). Suoi cinque racconti in Il magazzino delle alghe (Eumeswil, 2010), antologia curata da Marino Magliani. Del 2009 è Gli occhi di Caino (Eumeswil), romanzo con una introduzione di Raul Montanari; Cipango! (Leone Editore) romanzo che mescola realtà e ipotesi sulla scoperta dell’America è del 2013; Liguria, Spagna e altre scritture nomadi (Pellegrini), viaggi e miscellanea, scritto a quattro mani con Marino Magliani esce nel 2015; del 2016 è il saggio sul mito Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio (Fusta).


bottom of page