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  • Giusy Laganà

|La mano che cura - di Lina Maria Parra Ochoa, il realismo magico |



"Cerco di non farci troppo caso, perché so che la polvere e la tosse sono la traccia di qualcosa a cui non riesco ancora a dare un nome. Una cosa che assomiglia a un'ombra che si é aggrappata giorni fa agli angoli di casa mia, a un anomale che si nasconde e che sembra esistere sopratutto quando non lo guardo, nella stanza da cui sono appena uscita, in fondo alla cucina quando la sera spengo le luci..."


La mano che cura e la mano che uccide, quella buona e quella cattiva. Il romanzo di Lina Maria Parra Ochoa sconvolge e incuriosisce dalla prima pagina. La superstizione ti prende per mano e ti accompagna in questa storia ricca di folklore e realismo magico.


Prima arrivano le mosche. Quattro mosche che le ronzano per casa, a Medellín. Poi, una sera, Lina si trova davanti una donna dalla pelle scura come la notte che la invita a cercarla. Si chiama Ana Gregoria, anche se il suo nome non lo rivela e Lina non l’ha mai incontrata. “Ci sono cose che si sa che esistono anche se non si vedono e cose che si vedono pur sapendo che non esistono,” le risponde la madre quando Lina glielo racconta. E così inizia la sua storia. La storia di quando Lina non era ancora nata e sua madre Soledad aveva undici anni e una maestra di quinta elementare di nome Ana Gregoria. Una donna come non se ne erano mai viste in quel paese tra i monti dell’Antioquia, con la pelle scura come la notte e l’accento di chi viene dal mare. Sarà Ana Gregoria a svelare a Soledad chi è realmente, a farle immergere le dita nella terra per sentirla fremere.

Sarà sempre lei, Ana Gregoria, a indicare la via della salvezza o della morte a Lina, smarrita e soffocata dai sensi di colpa. Perché come Soledad, anche Lina ha la mano che cura.

Ana Gregoria, ormai anziana, la sta chiamando. Spetta a Lina decidere se accettare un’eredità tanto preziosa quanto fragile, che si tramanda da generazioni. Perché non tutti capiscono i suoi poteri: la mano che cura può essere una benedizione, ma anche una condanna, e Lina deve fare la sua scelta.


"Uno non é niente. Uno é un canale attraverso il quale passa la verità. Tutto ciò che sarà è già stato. I poteri mostriano come far sì che torni a essere".


Dopo la prematura scomparsa del padre gravemente malato, Lina torna nella casa di famiglia per sistemare la biblioteca. Qui inizia a catalogare e a cercare qualche traccia di lui. Dopo i giorni del funerale, Lina inizia a sentirsi seguita, pedinata e osservata da una oscura presenza. Ogni volta che rientra nella sua casa, la polvere sui mobili continua ad aumentare e le piante, prima vive, poco dopo appassiscono, come se una nuvola malvagia avesse sfiorato ogni superficie in quella casa. Qui inizia il percorso di Lina, giovane donna che deve aprire gli occhi su quello che le appartiene e che puo' portarla alla morte. Perchè la vita, come la morte, non è solo razionalità. Dentro di lei si agita qualcosa che ha bisogno di essere connesso e trovare la strada, quella giusta.


"Ogni libro ha il suo posto in casa, perché l'intera xasa é la sua biblioteca e ha una logica che funziona come una traccia di lui, di mio padre, che leggeva di fisica, di astronomia, di teoria dell'evoluzione, di storia e filosofia della scienza".


Dopo le sue visioni e i sonni agitati, Lina inizia a conoscere per la prima volta la vera storia di Soledad e della sua famiglia, sua madre, ma anche quella di suo padre Ivan, l'ultimo mago. L'unione di due creature speciali porta alla nascita di Lina, primogenita e poi, di sua sorella Estephania.


Con una scrittura potente, a tratti quasi ipnotica, che carica il racconto di tensione tellurica, Lina María Parra Ochoa intesse una storia tutta al femminile, che ruota intorno alla figura della bruja e si muove agile al confine tra magia e realtà, nel solco della migliore letteratura sudamericana. Ana Gregoria mi prende le mani tra le sue. “Ascoltami, niña,” mi dice. “Una mano cura e l’altra uccide. Nessuna delle due è buona o cattiva, perché a volte guarire è una maledizione e altre la morte è benvenuta.”


Questo primo romanzo dell'autrice rimanda per molti aspetti a La casa degli spiriti di Isabelle Allende o a Ragazze elettriche di Naomi Alderman, anche se quest'ultimo è molto piu' distopico.


Realismo magico, una delle correnti letterarie più affascinanti del Novecento


Come in Gabriel Garcia Marquez, Isabelle Allende e molti altri della letteratura sudamericana, il realismo magico può considerarsi uno dei generi letterari più particolari e affascinanti del Novecento. Spesso riferito alla letteratura latinoamericana, si tratta di una corrente artistica che immerge, all’interno di un contesto verosimile, una o più componenti sovrannaturali, riducendo incredibilmente la distanza tra finzione e realtà.

Sebbene l’espressione «realismo magico» trovi la sua prima applicazione in campo pittorico, questo genere ha cominciato a legarsi perlopiù alla letteratura da quando il critico Angel Flores parlò di magical realism in un suo saggio del 1955. Massimo rappresentante del genere è senza dubbio Gabriel García Márquez, che con il suo capolavoro Cent’anni di solitudine, uscito nel 1967, ha codificato le regole complessive di questa corrente.


Il realismo magico è l’anello di raccordo tra realismo e fantasy: personaggi e ambientazioni sono fortemente verosimili, spesso grazie a dettagli e descrizioni minuziose che calano il lettore in una dimensione che è riflesso del mondo reale; al tempo stesso, però, l’autore inserisce nel corso della narrazione elementi magici o sovrannaturali capaci di rompere il contatto con la realtà.


Altri maestri indiscussi, che in qualche modo hanno anticipato García Márquez, sono Luis Borges, con la sua Storia universale dell’infamia; Franz Kafka, che in La metamorfosi polemizza contro l’avversione dell’uomo verso la diversità; e Dino Buzzati, il quale nei Sessanta racconti fa ricorso alla componente magica per raffigurare con efficacia le angosce e le paure più profonde dell’animo umano.

Lina María Parra Ochoa è nata e vive a Medellín, in Colombia. Dopo una laurea in Lettere e Filosofia e un master in Studi latinoamericani all’Università di Leida, nei Paesi Bassi, insegna letteratura e scrittura creativa. Ha pubblicato due raccolte di racconti. La mano che cura è il suo primo romanzo.

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