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  • Giusy Laganà

Vita degli anfibi -di Piero Balzoni, le assenze che diventano presenze acquifere


Disegnavo uno spazio vuoto intorno e mi preparavo per il momento in cui saremmo tornate al caseificio, alla nostra vita vera, alle acque nere di un lago che una volta ogni tanto si portava via qualcuno. Un mulinello, l'acqua pesante, e magari stavolta era toccato proprio a lui. A mio padre.

Quando ho finito di leggere Vita degli anfibi di Piero Balzoni sono stata travolta da tante e diverse sensazioni. La prima é il peso dell'assenza che scava, giorno dopo giorno, nella vita della protagonista che racconta la scomparsa del padre. Dov'è? Che fine ha fatto davvero? Perché é andato via?


Dal momento della scomparsa del padre, la vita della protagonista e quella della madre si interrompono, tutto rimane sospeso, il tempo si annulla. Non c'è più lo scorrere delle ore, la crescita, le stagioni, la vita e la morte. Tutto smette di scorrere. Tutto si ferma, tanto da far diventare questo vuoto una presenza costante che le osserva da lontano. Il loro unico desiderio é avere indietro quell'uomo di cui non si é più saputo nulla. I giorni si susseguono velocemente dove puntini luminosi scivolano verso il fondo senza opporre alcuna resistenza.

Nel libro degli animali c'é scritto che i girini non possono decidere la direzione in cui muoversi. Il loro corpo é fatto per rimanere nelle acque basse. Loro, invece adesso cadono a picco. La porta sugli abissi si richiudeva sopra le loro vite quasi senza alcun senso e significato, perso dopo quella sparizione.


Con un romanzo emotivo molto potente, si viene catapultati in un luogo dove solo gli anfibi possono resistere, sopravvivere ai cambiamenti, alle assenze, al dolore.

Riuscire a stare sott'acqua per poi tornare sulla terra ferma con una duplice natura, quella dell'esserci e quella dello scomparire. Non sapere che si continua ad aspettare mentre si disegna uno spazio vuoto intorno alla vita, alle acque nere di un lago che ogni tanto si porta via qualcuno. Un dio che non è mai nato, tanto bestiale quanto generoso che prende e restituisce, riporta e trattiene.


Il paesaggio lacustre interviene con la sua corporeità tangibile e con una lingua indecifrabile costruendo lo sfondo narrativo che diventa quasi un altro io narrante. L'atmosfera misteriosa e nebbiosa, acquifera, quasi surreale, avvolge il romanzo in una continua nube che non lascia intravedere alcun raggio di sole. Nonostante questo, la narrazione col ritmo incalzante e una scrittura visiva, ti prende per mano e ti porta con sé tra pagine pregne di verità sommerse.

«Da adulta mi vergognavo a indossare il suo maglione marrone, a cercare ancora mio padre che era finito chissà dove. Non si sapeva. Però si sapeva che non andava più cercato, che cercarlo era una cosa da bambini.»

La vita della protagonista, prima bambina, poi ragazza e infine donna che fa l'infermiera e che deve misurare la sua professione e le sue ferite con quelle dei pazienti, rievoca costantemente il tema della memoria. Ricordare é sentire la propria voce che racconta e analizza, quasi scientificamente, quell'assenza mai spiegata insistendo nel cercare indizi, segreti, articoli di giornali. La verità non si nasconde dietro la quotidianità dei personaggi ma nello stile con cui la vita viene raccontata da chi ha perso qualcosa o qualcuno, da chi ha il peso dell'assenza, costringendo il lettore a misurarsi con il loro dolore e guardarsi allo specchio per studiare, in modo più dettagliato, ogni piccolo particolare che può rivelare cicatrici invisibili.


Il flusso compatto fa immergere chi legge nelle acque di un lago alle volte cristallino e alle volte putrido. La ragazza é senza nome perché come si chiama non é rilevante. Può chiamarsi in qualsiasi modo ma il suo vuoto e il suo dolore prevalgono su ogni minuscolo dettaglio. La sua ossessione la dilania, anche dopo parecchi anni. Il non aver avuto indietro suo padre e la verità non le fa trovare pace ma solo tumulto.


Con una scrittura magnifica e nebulosa, Piero Balzoni ci porta direttamente all'interno di una ferita mai rimarginata. Nascosta sotto i vestiti, la si sente bruciare creando un fastidio vocifero che ritorna sempre e non riesce a urlare. La voce che sussurra il dolore non si vuol far sentire dagli altri ma rintocca come un pendolo nella mente di chi racconta e di chi legge.


Piero Balzoni è nato e vive a Roma. Regista e script editore per la televisione, collabora con la Rai e con Lux Vide. Ha esordito con Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone 2015).

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