Cara morte, amica mia - di Gaia Trussardi, Un libro che non consola, ma accompagna come solo un vero amico sa fare
- Giusy Laganà
- 16 mag
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 20 mag

Ci sono libri che si leggono, e libri che si ascoltano con l’anima. Cara morte, amica mia di Gaia Trussardi appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Non è facile scrivere della morte senza scadere nel patetico, nel filosofico fine a sé stesso o nel moralismo sterile. Eppure Trussardi, riesce in un’impresa rarissima: parlarne con una voce autentica, intima, quasi sussurrata, che ti accompagna come una mano calda sulla spalla mentre guardi l’abisso. Il libro è un memoir, ma anche una riflessione esistenziale, un diario emotivo e – per certi versi – una confessione. L’autrice, nota più per la moda che per la penna, qui sorprende con una scrittura pulita, intensa, spesso lirica ma mai artificiosa. Le sue parole hanno il peso di chi ha davvero guardato in faccia la morte, ma anche la grazia di chi ha imparato a conviverci, fino a chiamarla “amica”.
Qualche giorno fa mentre cercavo di scattare una foto ad un libro per la strade di Milano, mi sono trovata davanti ad una citazione stampata un po' malconcia che ha attirato la mia attenzione. “La morte non è la più grande perdita nella vita. La più grande perdita è ciò che muore dentro di noi mentre stiamo vivendo” di Norman Cousins. Ho pensato subito al libro che avevo appena terminato, il libro di Gaia Trussardi. "Cara morte, amica mia" di Gaia Trussardi, pubblicato da Brioschi Editore, è un libro che affronta con delicatezza e profondità il tema della morte, non come un tabù, ma come una parte integrante e naturale della vita. Il libro è stato accolto positivamente dai lettori, che lo descrivono come una lettura toccante e stimolante. Gaia Trussardi, conosciuta principalmente come designer di moda, ha scelto di affrontare questo argomento con una narrazione personale e riflessiva. Il titolo stesso suggerisce un rapporto di accettazione e comprensione nei confronti della morte, vista non come un nemico, ma come una compagna di viaggio. Qui l'autrice sfida le convenzioni del memoir tradizionale, proponendo una riflessione profonda e personale sulla morte e sulla vita. Nota per il suo impegno nel mondo della moda e della cultura, si confronta con un tema universale spesso evitato, offrendo al lettore uno spunto di riflessione.
Il tema centrale – la morte e il nostro rapporto con essa – viene affrontato con una lucidità che non è cinismo, ma profonda consapevolezza. Gaia Trussardi non cerca di consolarci con illusioni: non promette redenzione, non ci regala metafore zuccherose sull’aldilà. Piuttosto, ci invita a ripensare il nostro modo di stare al mondo, proprio a partire dalla nostra fine. Non c’è tragedia nel suo sguardo, ma nemmeno rassegnazione: c’è un’accettazione che suona come una forma di saggezza. Il tono è personale ma mai autoreferenziale. È come se Trussardi stesse scrivendo a un’amica – a noi lettori – raccontandoci quello che ha imparato. Il risultato è una lettura sorprendentemente leggera per un tema così pesante. Ci si ritrova a riflettere, ma anche a sorridere amaramente, e – nel mio caso – più volte a fare delle pause per guardare fuori dalla finestra e ripensare alle proprie perdite, alle proprie paure, ai propri silenzi.
Il libro si presenta come una lettera aperta alla morte, un dialogo diretto e senza filtri che esplora le emozioni, le paure e le speranze legate alla fine della vita. Trussardi non si limita a descrivere la morte come un evento finale, ma la rappresenta attraverso il racconto intimo del suo dolore e di quello della sua famiglia, come una presenza costante e amica, con cui convivere e con la quale imparare a fare i conti. Questa prospettiva inedita invita il lettore a riconsiderare il proprio rapporto con la morte, non come qualcosa da temere, ma come un aspetto naturale e inevitabile dell’esistenza. Prima la morte del padre Nicola nel 1999 a causa di un incidente, successivamente quella nel 2003 di suo fratello Francesco, cambiano la vita di Gaia Trussardi, imparando anche a doversi misurare con una famiglia dove era complicato riuscire a rispettare le aspettative.
La narrazione è caratterizzata da una prosa elegante e riflessiva, che alterna momenti di introspezione a episodi di vita quotidiana. Ogni capitolo si configura come un frammento di vita, un’istantanea che cattura le sfumature dell’animo umano di fronte alla morte. La struttura del libro, priva di una linearità rigida, rispecchia la complessità e la non linearità del tema trattato, offrendo al lettore una lettura coinvolgente e stimolante. Al centro vi è il tentativo di dare un senso alla morte, di comprenderla e accettarla come parte integrante del ciclo della vita. Trussardi esplora il dolore, la perdita e la solitudine, ma anche la speranza, la resilienza e la bellezza che possono emergere nei momenti di crisi. Il libro si distingue per la sua capacità di trattare un tema complesso con delicatezza e autenticità, offrendo spunti di riflessione che vanno oltre la mera narrazione.

“Cara morte, amica mia” è un libro che lascia il segno, che provoca e consola al contempo. Con una scrittura raffinata e una profondità emotiva rara, Gaia Trussardi offre al lettore una prospettiva nuova e coraggiosa sulla morte, invitandolo a confrontarsi con essa in modo diretto e consapevole. Pur trattando un tema doloroso, riesce a trasmettere un messaggio di speranza e di vita, conoscendo anche la vita della protagonista e autrice stessa. Il titolo esaurisce la vera protagonista narrativa ma si trasforma in un racconto intimistico sulla vita dell'autrice.
Gaia Trussardi è nata a Bergamo nel 1979. Dopo aver conseguito la laurea in Antropologia e Sociologia in Inghilterra ha iniziato a lavorare in un’agenzia di comunicazione a Milano. Dal 2006 al 2018 ha lavorato per il marchio di famiglia, inizialmente come responsabile prodotto e in seguito nella direzione creativa. Si è poi dedicata alla musica e anche a progetti imprenditoriali sociali in collaborazione con enti benefici; tutt’oggi continua a sostenere progetti a sfondo sociale con una componente creativa. Oggi è sposata dal 2019 con Adriano Giannini, ha due figli, Nicola e Isabella, avuti con il primo marito Ricardo Rosen.
Non è un libro per tutti, e forse è proprio questo il suo valore. È un libro per chi ha il coraggio di mettersi a nudo, di farsi domande senza cercare risposte facili. È per chi ha perso qualcuno, per chi teme di perdere, per chi si sente perso. È per chi crede che la letteratura serva anche – o soprattutto – a dirci ciò che non vogliamo sentire, ma che dobbiamo affrontare. Se cercate una storia d’azione, passate oltre. Se cercate una voce sincera che parli dell’unico tema davvero universale con eleganza, dolore e dolcezza, allora questo libro potrebbe segnarvi profondamente.
Ho avuto il piacere di ascoltarla raccontare il libro presentato da Marta Perego al Salone del Libro di Torino e posso dire che ha confermato tutte le aspettative, emozionando e commuovendo il pubblico senza cadere mai in nessun cliché.
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