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Amarsi in una casa infestata di Matteo Cardillo – Recensione da lettrice un po’ stregata


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Le pareti sudavano come se volessero liberarsi di un segreto


Ci sono libri che ti chiamano. Li trovi per caso in libreria o in una newsletter, leggi il titolo e già senti che dentro quelle pagine ci sarà qualcosa per te. Per me è stato così con Amarsi in una casa infestata di Matteo Cardillo. Un titolo che sembrava un ossimoro, un paradosso affascinante: come si può amare, davvero amare, in una casa infestata? Eppure è successo. Non solo ai protagonisti, ma anche a me come lettrice. Mi sono innamorata di questo libro – del suo stile, dei suoi fantasmi, dei suoi personaggi così imperfetti e veri – e da giorni non riesco a smettere di pensarci.


La storia si apre con quattro ragazzi – Gloria, Samira, Johann e un protagonista senza nome – che si trasferiscono in un appartamento nel cuore di Bologna, in viale XII Giugno. È estate, fuori tutto brucia di luce e promesse, ma dentro l’appartamento c’è qualcosa che non va. Una presenza. Una vibrazione. La sensazione che le pareti abbiano occhi, o che i sogni siano trappole. La casa è infestata, ma non nel senso banale del termine. Non ci sono solo porte che sbattono o oggetti che si spostano da soli – anche se sì, ci sono anche quelli. La vera infestazione è sottile, psicologica, sensoriale. La casa ti entra sotto la pelle, ti sussurra nel sonno, ti scava dentro. Ed è qui che Cardillo mostra tutta la sua bravura: trasforma uno spazio fisico in uno spazio emotivo. La casa diventa metafora, corpo, trauma, ricordo, specchio.


Mentre la casa si fa sempre più viva e inquietante, i legami tra i personaggi si intrecciano e si complicano. Si amano, si feriscono, si tradiscono, si cercano. I loro rapporti sono fluidi, non incasellabili, e profondamente umani. Ci sono tensioni sessuali mai dette, gelosie sottili, silenzi pesanti come mattoni. C’è anche una dolcezza rara, fatta di piccoli gesti, di mani che si sfiorano, di confessioni nel buio. Il protagonista – così misterioso e insieme così trasparente – è quello che mi ha toccata di più. Forse perché, come lui, ho vissuto quella sensazione di essere "scelta" da un luogo, anche se quel luogo ti fa male. O forse perché il suo modo di sentire il mondo – così acuto, così sensibile – mi ha ricordato il mio. Non posso non sottolineare quanto la scrittura di Cardillo sia sensoriale, coraggiosa, viva. Ci sono momenti in cui la lingua si fa visionaria, quasi barocca, piena di sinestesie e sovraccarichi emotivi.


Non era solo la casa a toccarmi, ma anche il vuoto tra le sue mura. Quel vuoto sembrava sapere il mio nome.

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Non aspettatevi un horror classico, con mostri e colpi di scena. Questo è un horror dell’anima. Il vero terrore nasce dal confronto con se stessi, con ciò che si è perso, con ciò che si desidera ma non si riesce a dire. Il terrore di essere visti per davvero – da qualcun altro, o peggio, da noi stessi. E sì, ci sono fantasmi. Ma forse sono solo amplificazioni di qualcosa che i personaggi si portano già dentro: dolori mai elaborati, segreti taciuti, vuoti che la casa rende visibili. Ed è qui che ho trovato la vera magia del libro: nel modo in cui l’elemento soprannaturale si intreccia con l’intimità, con l’amore, con il bisogno disperato di connessione.


Ci sono libri che iniziano come sussurri e finiscono come urla. Amarsi in una casa infestata di Matteo Cardillo è uno di quei romanzi che si insinua, sottile e umido come muffa sotto l’intonaco, e che alla fine ti lascia inquieta, emozionata, e anche un po’ stanca – nel senso buono, però: stanca come dopo una notte in cui hai pianto, amato e ballato troppo. Ho letto questo libro attratta da un titolo che sembra quasi uno scherzo: amarsi… in una casa infestata? Ma fin dalle prime pagine ho capito che qui si parla di qualcosa di molto più profondo. Cardillo non si accontenta di raccontare una storia di fantasmi. Scava. E lo fa con un linguaggio raffinato, poetico, e a tratti quasi teatrale – non sorprende, forse, che l'autore abbia una formazione in studi queer e letterature comparate. Questa è una delle prime immagini che mi ha colpita. La casa non è uno sfondo, non è un contenitore: è un corpo. O, meglio, una coscienza. Vive, osserva, ascolta. E, soprattutto, desidera. Desidera chi la abita, chi la attraversa, chi la rifiuta. In questa Bologna estiva e insieme marcescente, l’appartamento in viale XII Giugno diventa il vero cuore pulsante del romanzo. È lei, la casa, la protagonista più pericolosa: tira i capelli nel sonno, fa sanguinare le pareti, piange, ride, si eccita. E noi – insieme ai quattro coinquilini – siamo invitati ad ascoltarla. O, almeno, a non ignorarla. Il protagonista è il catalizzatore della narrazione. È la sua voce che ci guida, ipersensibile, fragile, ossessiva. Ed è lui che la casa sceglie.


Sapeva chi ero. E mi voleva. Non come una madre, ma come una bocca.


L’orrore, in questo libro, è una metafora potente: delle relazioni, dei traumi, della solitudine, della carne. I fantasmi sono estensioni del desiderio, o forse delle colpe. Gli eventi soprannaturali non hanno mai una spiegazione definitiva, e questo può far storcere il naso a chi cerca una trama horror più "chiusa", con cause, effetti e rivelazioni finali.

Ma Cardillo non scrive per rassicurare. Anzi. Più si avanza, più tutto si fa ambiguo: relazioni, identità, confini tra vita e morte. La casa non è infestata perché è malvagia. È infestata perché è vera. Perché custodisce qualcosa che i personaggi – e noi con loro – non sanno o non vogliono guardare.


Amarsi in una casa infestata è una lettura che lascia il segno. È disturbante e poetico, sensuale e inquietante, dolce e crudele. Matteo Cardillo scrive con una lingua viva, piena di immagini e di carne, con frasi che sembrano danzare tra luce e ombra.

Lo consiglio a chi ama i romanzi che sfidano le regole dei generi, a chi non ha paura di sentirsi vulnerabile, a chi cerca storie che parlano di desiderio e di perdita, di amicizia e di redenzione. E a chi, come me, ha bisogno ogni tanto di leggere un libro che ti guarda dritto dentro e ti dice: “Ti vedo. Anche se fa paura”.

Hai mai avuto la sensazione che un libro ti stesse spiando, mentre lo leggevi? Ecco, per me Amarsi in una casa infestata è stato proprio questo. Un incontro. Un brivido. Un amore che non si dimentica.


Amarsi in una casa infestata è un romanzo che non si può semplicemente “leggere”. Si attraversa. Si abita. E poi, forse, si lascia – non senza portarsene dietro un odore, un sogno, un’inquietudine.Non è un libro per tutti, e va bene così. Ma se amate le storie che mescolano poesia e terrore, amore e rovina, carne e spirito, allora questo romanzo potrebbe davvero infestarvi – nel senso più letterario e intimo possibile.

Lo rileggerei? Sì, ma solo di notte.

Lo consiglierei? Con un avvertimento: non è un horror, è un esorcismo.


E tu, entreresti in una casa infestata per amore?

Hai già letto Amarsi in una casa infestata? Ti è piaciuto oppure ti ha lasciato spaesatə?

Credi che il terrore e l’amore possano davvero convivere nello stesso spazio narrativo?

Scrivimelo nei commenti qui sotto: voglio sapere cosa ne pensi. Hai altri romanzi gotici, queer o "infestati" da consigliarmi? Le porte (del blog) sono sempre aperte.

📚 Scheda del libro

Titolo: Amarsi in una casa infestata

Editore: Mercurio Books

Anno di pubblicazione: 2025

Pagine: 288

Genere: Narrativa contemporanea, gotico queer, horror psicologico

ISBN: 9791281232180

📖 Disponibile in libreria e online dal 1° maggio 2025.


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