Alzare lo sguardo - di Susanna Tamaro
"Non c'è creatività nel disordine, solo distruzione. La creatività si annida nei temporanei e necessari smarrimenti, nel perdere a un tratto la strada per poi rimettersi in cammino e trovarne un'altra."
Il 5 settembre 2019 é uscito l'ultimo libro di Susanna Tamaro per Solferino. Un libro meraviglio che ho avuto la fortuna e il privilegio di leggere in anteprima. Ho incontrato Susanna lo stesso giorno dell'uscita all'Osteria del Cinema Anteo, una località vintage nel centro di Milano. Ho amato questa donna sin dai tempi della scuola elementare, quando con la mia insegnante di italiano leggevamo Cuore di Ciccia e Và dove ti porta il cuore.
Dopo tanti anni ho avuto l'onore di conoscere una delle autrici italiane che hanno fatto la storia della narrativa italiana, tradotta in tutto il mondo. Una meravigliosa donna che ha ascoltato tutte le nostre domande con la premura di chi vuole rispondere con precisione e tanta attenzione.
In questo nuovo libro Susanna Tamaro, racconta dei problemi vissuti durante la sua infanzia e approfondisce il problema del metodo scolastico di oggi, confrontandolo con quello utilizzato durante gli anni sessanta, anni in cui lei era allieva. Come scrive nel libro < l'insegnamento infatti, é un improvviso vedersi tra esseri umani. Il più grande vede il più piccolo e intuisce quale sia la strada da indicargli per permettergli di sviluppare la parte migliore di sé>.
Ma la domanda che si pone in queste pagine é qual é il sapere di cui oggi abbiamo bisogno per essere in grado di affrontare la vita con quella che chiama "plasticità dell'intelligenza"?
Susanna é cresciuta con una forma di autismo ad alto funzionamento, chiamata sindrome di Asperger. Voi immaginate una bambina che cinquanta anni fa era etichettata come alunna che andava male a scuola, senza che l'istituzione scolastica sapesse riconoscere la sua patologia. Oggi invece questi disturbi sono noti, ma nonostante questo, il metodo utilizzato sembra risultare inefficace. Nella scuola italiana oramai si riconoscono fin da subito tali disturbi, etichettando i bambini come Bes, Dsa, Dislessia, Iperattività, Autismo. Ma l'etichettamento risolve la questione?
"Ho vissuto tutta la mia infanzia con la sensazione di indossare una tuta da palombaro. Avevi un tubo che mi permetteva di respirare e questo era l'unico rapporto con l'esterno. Le parole stavano in un pozzo profondissimo dentro di me, le tiravo faticosamente su a una a una con una carrucola".
Attraverso il confronto con la scuola di oggi e quella di ieri, raccontandoci della sua esperienza come bambina "problematica", ci spiega come é riuscita dopo anni, ha trovare il giusto canale di connessione con il mondo attraverso la scrittura. Ha vissuto la sua infanzia e prima giovinezza come in una bolla, senza riuscire a parlare e a comunicare quello che sentiva dentro di lei.
"In prima elementare io prendevo già dei sedativi, perché fin dall'asilo c'era qualcosa in me che non andava. Parlavo il minimo indispensabile, era difficile capire cosa volessi, avevo delle crisi di furore incontrollato che si scatenavano all'improvviso per ragioni misteriose".
La difficoltà principale di oggi, é quella di imporre una rigidità di metodo, diversa dal passato, molto più plastica e liquida, inefficiente. Si sono persi i valori della scuola come istituzione cardine della vita di una persona. L'insegnamento non é più considerato una missione. E' diventato un lavoro come un altro. Non vi é più il silenzio e il dolce far nulla dei giovani di un tempo, nel quale nel loto tempo "libero" riflettevano sul loro domani. Oggi si é incanalati in una serie di attività che impongono troppo ordine e preparazione verso un futuro dove più si é fatto, meglio si diventa. Ma é giusto che sia davvero così?
"Tra me e la realtà c'era - e ancora spesso c'è - una bolla di aria densissima che mi separa da quello che accade intorno. Prigioniera dell'invisibile. Mi separa ma non mi protegge, perché é una bolla - spugna. Tutto il dolore del mondo arriva dentro e mi colpisce, senza che io abbia la possibilità di mettere avanti a me un filtro, uno scudo, attuare una qualsiasi strategia difensiva".
Il libro invita a recuperare il senso dello smarrimento, essenziale per crescere ed essere creativi. La domanda che ho posto per la mia intervista quel giorno é stata: quanto bisogna smarrirsi oggi in un mondo scolastico in cui il metodo é cambiato? Le mi ha risposto che bisogna smarrirsi tanto e bisogna farlo. L'ordine non porta a nulla.
Da qui aggiunge quanto sia importante e fondamentale il concetto di "anima", perché é l'anima, non il carattere, a renderci capaci di intraprendere strade che la via della razionalità non avrebbe mai immaginato possibili. E con questa frase vi auguro una meravigliosa lettura. La bellezza della sue parole é illuminante per una scuola diversa, per un'educazione diversa, per un mondo migliore. Dobbiamo recuperare quello che abbiamo dentro di noi per essere noi stessi, alzando la sguardo, guardando oltre. Solo in questo modo i nostri limiti non saranno confini, ma opportunità.
Ringrazio l'ufficio stampa di Solferino e di Book Republic per avermi consentito di vivere questa bellissima esperienza con altri bloggers con me :)