Una storia di rinascita, vulnerabilità e (inaspettata) bellezza
- Giusy Laganà
- 29 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Ci sono libri che ti scelgono. Li inizi con curiosità, magari senza troppe aspettative, e poi ti ritrovi coinvolta, colpita, persino confortata. La magia dei momenti no di Alison Espach è uno di quei libri.
La protagonista, Phoebe Stone, arriva in un elegante hotel di Newport con un obiettivo drammaticamente chiaro: mettere fine alla propria vita. Ma nulla va secondo i suoi piani. Le circostanze, i volti nuovi, e persino gli imprevisti, iniziano a restituirle un frammento alla volta quella connessione con la vita che sembrava perduta. E da lettrice, seguire questo percorso è stato allo stesso tempo doloroso, tenero e liberatorio. Leggere La magia dei momenti no è stato come entrare in una stanza che credevi vuota e invece scoprire che, proprio lì, in un angolo in ombra, c’è ancora una finestra aperta. Non è un romanzo d’evasione, non è un libro che ti tiene incollata alla trama per i colpi di scena. È qualcosa di più sottile e intimo. Ti accompagna per mano dentro una mente che sta cercando, con tutte le sue forze, un motivo per non mollare.
La protagonista, Phoebe Stone, non è l’eroina perfetta. È una donna stanca, disillusa, profondamente ferita dalla vita. Il suo arrivo al Cornwall Inn non è per partecipare a un matrimonio, come pensano tutti, ma per dire addio a tutto. Eppure, tra quei corridoi pieni di sconosciuti, tra valigie color avorio, tovaglie stirate e conversazioni rubate, accade qualcosa. Non tanto fuori, ma dentro di lei.
Ciò che ho trovato potente in questo romanzo è proprio l’assenza di eventi clamorosi. Non ci sono svolte hollywoodiane, non ci sono gesti eroici. C’è invece un’attenzione squisita ai dettagli quotidiani, ai pensieri che ci attraversano quando nessuno ci guarda, alle piccole scelte che sembrano insignificanti e invece cambiano tutto. È in quei “momenti no” che la vita ricomincia a scorrere, quasi senza chiedere il permesso.
Uno degli aspetti che più mi ha colpita è come Espach racconta il dolore. È onesta. Non lo trasforma in poesia, non lo rende glamour. Ce lo mostra per quello che è: scomodo, a volte insensato, spesso silenzioso. Eppure riesce a farlo senza cadere nella disperazione. Anzi, con un tocco ironico che arriva quasi all’improvviso, come una risata nervosa in mezzo a un pianto. Mi sono ritrovata più volte a sottolineare frasi, a tornare indietro, a rileggere certi passaggi non perché erano belli in senso letterario, ma perché erano veri. Perché parlavano a una parte di me che di solito tengo zitta. Phoebe, con la sua fragilità e le sue riflessioni taglienti, mi ha fatto sentire meno sola. E questa, per me, è una delle cose più preziose che un libro possa fare.
Espach ha una scrittura che incanta: diretta ma poetica, ironica ma profondamente empatica. È riuscita a parlare di temi pesanti – dolore, depressione, perdita, maternità mancata – senza appesantire, anzi. Con intelligenza e una certa dose di umorismo nero, ci mostra come anche nei cosiddetti “momenti no” possa esistere qualcosa di prezioso. A volte, addirittura magico.
Quello che ho amato di più? I dialoghi taglienti, l’onestà emotiva di Phoebe, e soprattutto quel messaggio che arriva piano piano, pagina dopo pagina: anche quando pensiamo di essere finite, possiamo ricominciare. Magari non come prima, ma in un modo tutto nuovo. Se cercate un romanzo che faccia ridere, piangere, riflettere e – perché no – anche sperare, La magia dei momenti no merita assolutamente di finire nella vostra lista.
Lo consiglio a chi ama le storie di rinascita non zuccherose, a chi non ha paura di guardare in faccia il dolore, e a chi crede che la letteratura possa davvero abbracciarci nei momenti più fragili.
Non aspettatevi una trama veloce o una morale chiara. Questo è un romanzo che va letto con pazienza, con empatia, con la voglia di accogliere anche l’ambiguità. È una storia che non consola in modo facile, ma che accompagna, e a volte anche abbraccia. Ci ricorda che non serve sempre “stare bene” per andare avanti. Che ci si può muovere anche nel buio, anche quando tutto ci sembra perso.
E soprattutto ci ricorda che quei famosi “momenti no” – quelli che vogliamo dimenticare, ignorare, cancellare – sono spesso i più sinceri, i più rivelatori, e, incredibilmente, anche i più vivi.
Se amate i romanzi introspettivi, i personaggi imperfetti ma autentici, le storie che scavano senza fare rumore, allora questo libro fa per voi. Lo consiglio a chi ha vissuto un dolore difficile da spiegare, a chi si è sentita persa almeno una volta, a chi sta cercando – o ha già trovato – un modo nuovo per esistere, più onesto e più umano.
Hai letto anche tu questo libro? Ti ha lasciato qualcosa che non ti aspettavi? Scrivimi nei commenti, mi piacerebbe parlarne con chi l’ha sentito sulla pelle come me.
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