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L'ho detto solo al buio - L'ultimo giorno di Virginia Woolf

Aggiornamento: 27 mar

 "Non credo di essere capace di farcela. La mia mente è un labirinto, e io non riesco più a trovare l’uscita. Forse è il momento di dire basta"


Ogni nuvola, più densa, accumula un peso che sembra sfiorare le spalle. Mi siedo alla mia scrivania, i polsi doloranti come sempre, la mente è inquieta, come se sentisse il battito di un tempo che sta per svanire. Sto scrivendo, ma non so più bene cosa stia scrivendo. Le parole mi scivolano via dalle dita come sabbia, sfuggendo da una presa che non ho più la forza di stringere. Oggi, più di ieri, mi sento lontana da tutto. Anche dalle parole. Mi sono sempre rifugiata in esse, eppure ora mi sfuggono, si sgretolano tra le pieghe della mente, si dissolvono senza lasciare traccia. Le finestre sono socchiuse, ma il vento è gelido, come se la primavera fosse ancora lontana. Eppure, il mio corpo, si sforza di restare sveglio, di non cedere alla stanchezza che mi avvolge, come una coperta troppo pesante. Gli altri, i miei amici, continuano a dirmi di non preoccuparmi, di non pensare, di lasciare che il mondo si svolga da solo. Ma come posso non pensare, quando il mondo intorno a me sembra essere in caduta libera? La guerra, la paura, la solitudine, tutte queste cose si intrecciano nel mio cuore e non trovo più un angolo di pace. Le giornate si susseguono senza mai cambiare, eppure qualcosa si muove dentro di me. Forse è il corpo che mi tradisce, forse è la mente che si ritira nel suo angolo più buio. Ogni giorno è una lotta, una lotta contro il tempo, contro me stessa, contro il pensiero che mi sovrasta come una montagna che non riesco a scalare. Un rumore alle mie spalle mi fa voltare. Leonard è entrato, il volto teso, i suoi occhi pieni di comprensione. Non parla, non c'è bisogno di parole. Si avvicina e mi abbraccia. Il suo abbraccio è come un rifugio, una barriera contro il vento freddo che entra dalla finestra. Lo sento vicino, eppure così lontano. La sua presenza mi rassicura, ma il mio cuore è diviso. Come posso spiegargli che sento il peso della fine? Che sento il tempo che scorre e che non posso fermarlo? Forse non c’è più tempo.


Eppure, se potessi scrivere una sola parola, una sola frase, sarebbe per dire che non ho mai amato così tanto la vita. Anche nei momenti più oscuri, quando la solitudine mi ha strappato la voce e il cuore, la vita ha continuato a scorrere, a pulsare come un battito che non si arrende mai. E forse, in fondo, questo è tutto ciò che conta. Forse, in qualche angolo del mio cuore, so che non mi vedrà. Ma non importa. La vita continuerà, con o senza di me. E io, che ho cercato di comprenderla attraverso le parole, potrò finalmente riposare in pace. La penna, che una volta mi aveva dato tanto piacere, mi appariva ora come un peso insostenibile. Prima, c’era sempre quella voce che, nonostante tutto, mi spingeva a continuare. Fuori il vento freddo mi sferzava il viso e le mani, eppure mi spinsi a camminare tra gli alberi, i rami ormai spogli di ogni foglia, come me stessa, quasi nuda di speranza. Ogni passo sembrava un tentativo di trovare qualcosa, ma non sapevo cosa. Mi fermai vicino al cespuglio di rose, le loro spine dure come ricordi che non possono essere cancellati. Mi chiesi se avessi mai più avuto il coraggio di scrivere una parola che non fosse colma di sofferenza, di solitudine. Leonard mi raggiunse poco dopo. Mi guardò con un sorriso dolce, ma io non risposi. Non avevo bisogno di parole, solo di silenzio. "Prendi il tempo che ti serve", mi disse, ma anche queste parole non trovarono il modo di consolare il mio cuore. Mi sembrava che la vita stesse lentamente sfuggendo da me, come sabbia tra le dita, e in quel momento, più che mai, mi accorsi di quanto fosse difficile vivere, comunicare, andare avanti. Poi, con una lentezza quasi rituale, mi strinsi nel cappotto e mi avviai verso casa, la mente persa nel pensiero del fiume Ouse. Domani sarebbe stato il giorno, quello giusto.

Lo avevo confessato solo al buio.

(Breve estratto scritto da Giusy Laganà e pubblicato su questo sito pensando alla figura di Virginia Woolf durante i suoi ultimi giorni).


Ho deciso di scrivere un breve estratto su Virginia Woolf perché rappresenta una figura fondamentale nella letteratura e nella cultura. La sua capacità di esplorare le complessità della mente umana, le dinamiche di genere e il senso del tempo mi ha sempre affascinato e io sono totalmente innamorata della donna e la scrittrice che è stata. Qualcosa, qualche anno fa, ha fatto breccia nel mio cuore. Inoltre, il suo coraggio nel trattare temi come la malattia mentale e la condizione femminile ha avuto un impatto profondo sul mio modo di vedere il mondo e la scrittura. Virginia Woolf non è solo una grande scrittrice, ma una donna che ha affrontato le proprie difficoltà con una forza che continuo a trovare ispirante. La sua produzione letteraria è una continua fonte di riflessione e crescita, ed è per questo che sento la necessità di condividerla. Per me, oltre a rappresentare una musa, è un ideale, è poesia, qualcuno di eterno che rimarrà sempre con noi. Un amore lontano e impossibile che non passerà mai.


Virginia Woolf (1882-1941) è stata una delle scrittrici più influenti del XX secolo, nota per il suo contributo fondamentale alla narrativa modernista. Nata a Londra in una famiglia intellettuale, Virginia Woolf iniziò a scrivere fin da giovane, ma la sua vita fu segnata da difficoltà personali, tra cui la morte prematura dei suoi genitori e la sua lunga lotta con la sua fragilità mentale.

Il suo lavoro più celebre include romanzi come Mrs. Dalloway, To the Lighthouse e Orlando, nei quali esplora tematiche legate alla percezione del tempo, alla psicologia dei personaggi e alla condizione femminile. Woolf è famosa per l'uso del flusso di coscienza, una tecnica narrativa che permette di rappresentare i pensieri e le emozioni dei personaggi in modo più diretto e profondo. Le sue opere sfidano le convenzioni narrative tradizionali e pongono domande sulle dinamiche di genere, identità e memoria. Virginia è anche conosciuta per il suo attivismo femminista e il suo ruolo nel movimento delle "Bloomsbury Group", un circolo di intellettuali e artisti che promuovevano idee progressiste. Il suo saggio A Room of One's Own (1929) è considerato una pietra miliare del pensiero femminista, in cui Woolf afferma che le donne devono avere indipendenza economica e spazio per poter creare.

Nonostante la sua brillante carriera, Woolf soffrì per anni di gravi crisi depressive e psichiche. La sua vita si concluse tragicamente con un suicidio nel 1941, quando si gettò nel fiume Ouse vicino alla sua casa di campagna. La sua morte prematura ha dato alla sua figura una dimensione tragica, ma il suo lavoro continua a essere studiato e apprezzato in tutto il mondo, influenzando la letteratura contemporanea e la cultura in generale.


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