Diari - di Sylvia Plath. La ragazza abitata da un grido tra desiderio e paura di essere amata.
“Non sono che un’altra goccia nel grande mare della materia, ben definita, con la capacità di realizzare la mia esistenza. Come milioni di altre, alla nascita anch’io in potenza ero tutto. Come le altre, anch’io sono stata ostacolata, soffocata, alterata dall’ambiente, dalle tare ereditarie.”
Quanta paura di vivere fra le pagine dei Diari di Sylvia Plath resi pubblici dal marito Ted Hughes. Pagine toccanti, scritte dalla “ragazza abitata da un grido”. Sono pagine commoventi che non lasciano indifferenti il lettore.
Sylvia ha cambiato il panorama letterario del Novecento, con la sua poesia e i suoi romanzi. Il suo male di vivere la portava, giorno dopo giorno, a riflettere sulla vita, desiderosa di conoscere la morte per poter rinascere. Il suo rifugio preferito era il torpore, lo stato raggiunto da quell'uccellino che trova morto e a cui lei continua a paragonarsi.
Lo stato di riflessione scollegato parzialmente dalla realtà dove la domanda era sempre la stessa: si può essere felici?
Forse solo attraverso l’amore ricevuto in dono, ci si riesce. Per Sylvia era così. Il desiderio di essere amata era ostacolo alle sue relazioni sociali. Una costante ricerca di reciprocità l’ha uccisa per l’amore che non riusciva a battezzarla, per farla rinascere.
“Per me il presente è l’eternità e l’eternità è sempre in movimento, scorre, si dissolve. Questo attimo è vita. E quando passa, muore. Ma non si può ricominciare a ogni nuovo attimo, ci si deve basare si quelli già morti. È un pò' come le sabbie mobili… senza scampo fin dall’inizio.”
La scrittura era l’unica terapia in grado di farla sopravvivere. La ricerca della perfezione e del duro lavoro dietro ogni opera la stancavano e intestardivano. Il successo era difficile da raggiungere. Eppure, nonostante tutto, lei era riuscita ad andare avanti e a scrivere. La sua mente era alleata in ciò che le riusciva meglio, ma era al tempo stesso, la sua nemica numero uno.
Fin dall’adolescenza, rifletteva molto sugli approcci per relazionarsi agli altri. Il suo modo di vedersi sempre dall’esterno è stato il primo vincolo ai rapporti umani. Il desiderio e la paura di essere amata e di potersi abbandonare all’amore rappresentavano un binomio caratteristico delle sue opere e della sua follia.
“Certe cose sono difficili da descrivere. Quando ti succede qualcosa e vuoi annotarlo, o lo rendi troppo drammatico o lo alleggerisci troppo, esagerando i particolari sbagliati e tralasciando quelli importanti. E comunque non lo scrivi quasi mai come vorresti.”
La paura nei confronti della vita, l’hanno resa spavalda dinnanzi alla morte, ma arrendevole per combattere la quotidianità. Un'infanzia difficile e un rapporto ambivalente con il marito, noto scrittore dal fascino mistico ed esoterico.
Perché la sua poesia e i sui libri sono considerati oggi di così estrema importanza?
La risposta potrebbe apparire semplice. Ancora una volta la sensibilità dell’animo riesce in grandi successi, ma sfugge alle più semplici debolezze.
Spesso il riferimento nei suoi scritti a Virginia Woolf, ricorrenti, sia per l'importanza delle opere, sia per il suicidio alla quale la Plath riflette molto, un richiamo continuo. In realtà, due donne completamente diverse. Malate e alla ricerca dell'amore totalizzante che, pero', non hanno mai raggiunto.
Quello che colpisce di Sylvia Plath, giudicata incostante e debole dinnanzi alla forza dei suoi successi, è la sua immobilità di fronte alla morte. Più' volte ricercata come tappa obbligatoria per raggiungere la liberazione da quel male di vivere diventato insopportabile. Aveva solo trent'anni quando decise di chiudere in una stanza i suoi due figli per potersi uccidere nella cucina infilando la testa nel forno. Quanto dolore dinnanzi all'ultimo tradimento di Ted Hughes.
I Diari rappresentano il testo intimo di una donna che racconta le sue pagine più intime del suo pensiero intenso, contorto, spaventato e terrorizzato dalla vita stessa.
Sylvia Plath (Boston, 1932), conosciuta per le sue poesie e per il suo romanzo semi- autobiografico La campana di vetro sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas. Assieme ad Anne Sexton, Plath è stata l'autrice che contributo allo sviluppo del genere della poesia confessionale.
Per chi volesse, il link della recensione di Tu l'hai detto di Connie Palmann, il libro scritto secondo il punto di vista di Ted Hughes:
https://www.viaggiletterari.com/single-post/2019/01/20/Tu-lhai-detto---di-Sylvia-Plath