Febbre - di Jonathan Bazzi. Una storia vera contro ogni forma di pregiudizio!
"L'angoscia é un insetto gigante che vomita la bava vischiosa. Avvolge tutto, la testa, la bocca, il respiro, i miei passi, la speranza di poter arrivare all'estate, di esserci ancora alla fine dell'anno. Ingloba tutto, mi inghiotte. A ondate, sfruttando gli spasmi, tento di risalire, ma ogni movimento peggiora le cose".
Lo avevano detto che Febbre di Jonathan Bazzi sarebbe stato uno schiaffo morale e sociale ad ogni forma di pregiudizio e costruzione mentale e sociologica. Lo avevano detto e io posso solo confermarlo.
Jonathan Bazzi ha avuto il coraggio di parlare della sua storia. Scoprire di essere sieropositivo a trentuno anni non é un gioco da ragazzi, non é uno scherzo. Ci vuole coraggio ad affrontare l'angoscia, la paura, l'incertezza di non esserci già domani. Un errore? Uno sbaglio? Una svista? Nessuno può dirlo. Poteva piangersi addosso e non lo ha fatto. Poteva scrivere un romanzo qualsiasi, ma non é successo. Il suo libro é un diario morale sul riuscire a trovare la forza di guardare in faccia la malattia e tutti gli altri.
L'autore ci accompagna indietro, nella sua storia, all'origine della sua scoperta, ricostruendo la sua infanzia e il quadro sociale di Rozzano - o Rozzangeles- il Bronx del Sud di Milano.
Che significa nascere e crescere lì? Dove nessuno studia, legge, si informa, dove al massimo molti fanno figli, spacciano, rubano. Dove le case sono alveari popolari e il futuro si chiama solo presente. Dove nessuno esce da questo confine, inseguiti da assistenti sociali e fedine penali sporche.
"Ricchiò. Femminiell'. Frocio. Frì Frì. Alle elementare attacca una cantilena che non smette più. Un coro intermittente, senza confini: i miei compagni, ma anche quelli delle altre sezioni. Si sparge la voce. Lo sanno anche i muri."
Jonathan é un ragazzo che ama leggere, sin da bambino, nonostante le balbuzie, l'essere colto, emotivo, sensibile, ironico e omosessuale. Figlio di genitori troppo giovani, allevato dai nonni, cerca la sua via di salvezza e riscatto, nonostante i confini, nonostante le sue diversità, perché lui non é come gli altri. E' creativo, vuole imparare, é un ragazzo interessante che non si vuole fermare, neanche davanti alla malattia. Non si tira indietro nel momento della diagnosi, vuole solo stare bene. E' un esempio per noi tutti, giovani e adulti di oggi e di domani, un esempio di scrittura forte, vivace, sonora. Il suo libro é come un suono forte, assordante, continuo. Ti ricorda chi sei, da dove viene e dove é giusto che tu riesca ad arrivare, sempre.
Jonathan Bazzi, nato a Milano nel 1985, cresciuto a Rozzano, si é laureato in filosofia con una tesi sulla teologia simbolica in Edith Stein. Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, nel 2015 ha iniziato a collaborare con varie testate e magazine pubblicando articoli, racconti e personal essay. Superstite di un'infanzia trascorsa all'ombra della torre Telecom nella Rozzano degli anni '90, vive attualmente a Milano con Marius, il suo compagno, e due devon rex nati a San Valentino. Ha il culto di Simone Weil e Elsa Morante, ama gli incipit e l'imbarazzo della scelta. Il suo esordio, apprezzatissimo dalla critica, é stato potente e originale.