La mia vita con Virginia - di Leonard Woolf
"Sono un intellettuale nato, portato per natura all'introspezione; così, a quindici o sedici anni, ho preso l'abitudine di percepirmi, spesso intensamente, come <io>, e tuttavia, al tempo stesso, di vedermi con la coda dell'occhio come un <non io>, un estraneo che recita una parte su un palcoscenico. Avverto in ogni momento che la mia vita e la vita intorno a me sono immediatamente e straordinariamente reali e concrete e che tuttavia, al tempo stesso, c'è in esse qualcosa di assurdo e di irreale, perché sapendo fin troppo bene come sono realmente dentro non posso evitare di osservarmi di continuo mentre recito la mia parte sul palcoscenico".
Leggere questo libro significa prima di tutto entrare nella vita privata e intima di Virginia e Leonard Woolf. Il diario segreto dei ricordi di un intellettuale e di un marito che ha cercato per tutti gli anni di matrimonio di difendere la sua amata dalla morte e dalla sconfitta. Ai tempi, in Inghilterra, chi provava a uccidersi era immediatamente definito "infermo mentale" e ricoverato nelle strutture psichiatriche esistenti. Virginia si é sempre opposta alla sua reclusione, se non per brevi periodi in cliniche specializzate dove veniva poi puntualmente dimessa. La sua malattia partiva dalla "nevrastenia" che le causava forti mal di testa e insonnia. Ma oltre al dolore fisico, vi era l'ansia e il rifiuto del cibo a comparire nelle sue fasi più nere.
Leonard racconta della malattia della moglie come una montagna russa, una fase maniaco - depressiva, alternata da primi momenti di eccitazione, lucidità e determinazione (fase maniacale), a momenti invece di sconfitta, fallimento, ansia morbosa e rifiuto di vivere. I disturbi risalgono all'infanzia turbolenta di Virginia e al carattere ereditario materno non confermato del suo male di vivere. Ma come scrive l'autore di questo libro, ogni genio é affine alla follia. Ogni personaggio che ha contribuito a cambiare la storia, in questo caso della letteratura, soffriva ed era vittima di momenti introspettivi oscuri e spaventosi. Virginia aveva un arma a doppio taglio. Amava scrivere e recensire, ma odiava e si odiava dinnanzi a possibile imperfezioni di forma, difetti, critiche dinnanzi alle sue opere. Si stancava facilmente ed era costretta, dopo aver terminato la stesura di un libro, a lunghi periodo di riposo forzato.
"Virginia aveva una sensibilità terribile, perfino morbosa, verso qualsiasi critica, da chiunque provenisse. Scrivere per lei era la cosa più importante del mondo, e alla pari di tanti scrittori seri, considerava i suoi libri come una parte di sé. "
Dopo una fase di scrittura intensa, una volta terminato il libro, Virginia sprofondava nel turbinio di pensieri vicini alla morte, dove essa diventava amica generosa capace di lenire ogni inquietudine. Così Leonard doveva prevenire gli effetti di una possibile catastrofe ed evitare il suicidio a cui Virginia ha ceduto più di una volta.
"Virginia era una di quelle persone che si lasciano annientare, che consumano le proprie energie nervose, sia passivamente che attivamente, non solo a una festa ma in qualsiasi tipo di conversazione o contatto sociale".
Il libro ripercorre la giovinezza di Leonard, l'incontro e il matrimonio con Virginia, includendo aneddoti sulla sua persona e sulla sua particolare bellezza che lo catturò, la loro vita insieme, la malattia, la fondazione della Hogarth Press nel 1917, le guerre, la loro vita sociale.
Ma ci permette prima di tutto di conoscere Virginia secondo gli occhi di chi l'ha amata, venerata e protetta. Possiamo leggerla non attraverso i suoi romanzi che le causavano gioia e malinconia, ma mediante chi l'ha difesa prima di tutto da sé stessa. Conosceremo i loro amici, i loro incontri professionali e non, le loro case, le loro residenze, ma anche la loro servitù. Conoscerete una Virginia che stava bene e che amava passeggiare, leggere, scrivere, mangiare. Ma anche una personalità fragile, apparentemente forte, vulnerabile e sensibile. Una donna sull'altalena della vita e della morte. Una donna che é stata salvata dal marito, ma uccisa dalle sue stesse opere.
"Virginia é la sola persona, che io abbia conosciuto intimamente, dotata di quella qualità che non si può far a meno di chiamare genio: certi suoi processi mentali sembravano affatto diversi da quelli della gente comune, e a dire il vero anche da suoi stessi processi mentali consueti".
Leggere queste pagine intime, significa entrare nella mente di un uomo che ha rinunciato alla paternità per non compromettere la salute della moglie e che ha trascorso la sua vita nella paura di perdere il suo amore. Il fato ha voluto che nonostante lui abbia preso e messo in atto ogni provvedimento per non lasciare mai sola Virginia e per tutelarla dalla morte, lei si sia uccisa (28 marzo, 1941) proprio quando Leonard era in casa nel giardino. Tra l'altro negli ultimi mesi del 1940 Virginia, a parte la paura per le bombe su Londra, aveva dimostrato un animo tranquillo privo di squilibrio mentale. Purtroppo la conclusione, come sempre accadeva, del libro, Tra un atto e l'altro, improvvisamente la fece ricadere nell'oscurità. A marzo infatti nel suo diario, Leonard, come nei primi mesi di quell'anno, aveva percepito qualche segnale ma non così preoccupante da allarmarlo come in passato. Come definiva Virginia stessa "il matrimonio é il cestino dei rifiuti delle emozioni", la sua ancora di salvezza e il luogo dove celebrare la sua follia e la sua malattia. Oltre all'incontro "ambiguo" con Vita Sackville- West, moglie di Harold Nicolson, Virginia ha avuto molte amicizie intime e confidenziali, quasi amorose, con alcune donne. Ma Leonard rimarrà sempre colui che ha amato. Colui con cui ha condiviso le sue opere, le sua parole,il suo genio, le sue storie, ma anche l'ombra della morte sulla loro relazione, per vincerla definitivamente nel 1941, esasperata dal suo male di vivere e dall'incapacità di placare le voci che sentiva, la difficoltà di continuare a provaci, ancora una volta, a esistere.