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Questa casa di cielo di Ivan Doig, un inno alla resilienza, alla memoria e al coraggio


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Ci sono libri che si leggono, e libri che si abitano. Questa casa di cielo di Ivan Doig appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Sin dalle prime pagine, mi sono ritrovata immersa in un mondo vasto, ruvido e struggente, dove la natura del Montana non è solo uno sfondo, ma un personaggio vivo, pulsante, pieno di voce e di memoria.

 

Doig scrive con una lingua che ha la forza di una corrente d’acqua di montagna: limpida e potente. Attraverso la storia di Tom Harry e del giovane Rusty, il romanzo diventa un canto d’amore per la frontiera americana e, insieme, una riflessione profonda sul crescere, sull’appartenenza e sulla capacità di resistere al tempo e alle perdite.

 

Ogni pagina profuma di vento e di polvere, di whisky versato nei bar solitari e di silenzi carichi di emozione. Ma ciò che più mi ha colpita è la delicatezza con cui Doig riesce a raccontare i legami umani – imperfetti, ma tenaci – e quella nostalgia sottile che accompagna ogni ricerca di casa, reale o interiore che sia. La scrittura di Doig ha la limpidezza dell’aria di montagna e la forza della memoria. Attraverso la storia di Tom Harry e del giovane Rusty, l’autore costruisce un racconto di formazione che è anche un’ode alla resistenza e all’identità. È una storia di padri e figli, di uomini che cercano di tenere insieme ciò che la vita scompone, di un’America remota e insieme universale, dove la dignità si misura nel silenzio dei gesti quotidiani.

 

Ogni pagina è intrisa di quella malinconia buona che accompagna i grandi paesaggi e le vite semplici ma non per questo meno eroiche. Ho amato l’ironia sottile, la dolcezza nascosta nei dialoghi, la capacità di Doig di far sentire il lettore parte di una comunità di anime che, pur ferite, restano salde.

 

Ivan Doig (1939–2015) è stato uno dei grandi cantori del West americano, eppure la sua voce è diversa da quella epica e rumorosa dei miti della frontiera. Cresciuto lui stesso nel Montana, figlio di un mandriano e di una maestra, ha saputo trasformare le proprie radici in letteratura, con un linguaggio colto ma profondamente umano. Prima di Questa casa di cielo (titolo originale This House of Sky, finalista al National Book Award nel 1979), Doig ha lavorato come giornalista e storico: un dettaglio che si sente nella precisione con cui descrive luoghi, gesti e memorie. Le sue parole sembrano conservare il ritmo delle voci di chi ha vissuto davvero quelle terre.

 

La traduzione di Nutrimenti riesce a restituire tutto questo: la grazia ruvida, la poesia del quotidiano, la forza silenziosa dei ricordi. Questa casa di cielo è un romanzo che non si dimentica facilmente — una casa di carta e di vento, dentro cui si entra come in un luogo familiare, per poi scoprire che, in fondo, parla anche di noi.

 

Un libro per chi ama la narrativa americana delle grandi distese, ma soprattutto per chi cerca nella letteratura una bussola per orientarsi nel paesaggio interiore della vita.

 

È un libro che consiglio a chi ama le grandi storie americane, ma anche a chi cerca nei romanzi quella verità emotiva che solo la buona letteratura sa offrire.

 

1 commento


James Wood
James Wood
7 giorni fa

This House of Heaven” beautifully captures resilience, memory, and courage—truly inspiring! 📖✨ Stories like this can gain wider reach with Social Media App Development Solutions, creating platforms where readers share reflections, connect over literature, and celebrate the power of storytelling in meaningful, engaging ways. 🌟

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