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  • Giusy Laganà

Malinverno - di Domenico Dara. Una creatura con un'anima tesa al cielo ma zoppa nel corpo


"Che noi non siamo quello che abbiamo vissuto: siamo quello che abbiamo pensato, immaginato, sperato, desiderato, dimenticato. Che l'universo mai saprà ciò che davvero é stata la nostra esistenza silenziosa e clandestina, nessuno mai conoscerà i nostri viaggi segreti, i nostri amori immaginati, le nostre centinaia di vite racchiuse negli infiniti universi di un neurone".


Inizio con dire che "Malinverno" di Domenico Dara, pubblicato da Feltrinelli, è un indiscusso capolavoro. E' una lettura intensa ricca di sentimento, di nostalgia, di amore e tanta malinconia.

Astolfo Malinverno è un uomo solo che ha fatto della sua solitudine il suo angolo di salvezza.

E' il bibliotecario di Timpamara, un paese in cui i libri sono nell'aria, le parole delle poesie e dei romanzi appartengono a tutti. Molti anni prima una cartiera si é installata nel paese, la più antica della regione, seguita dal maceratoio, ed è diventata un luogo poetico dove ognuno ha fatto di quelle parole appena nate o da far morire il proprio vocabolario.

Un giorno Astolfo viene incaricato, oltre al suo ruolo stabilito, di diventare il nuovo guardiano del cimitero: alla mattina con i libri, al pomeriggio con i morti.

Qui tutto cambia. Lui, vivido lettore dalla fervida immaginazione, ha il potere di portare in quel luogo macabro la letteratura, mescolando le storie dei romanzi, inventando nuovi finali con quelle dei compaesani, dei forestieri e dei visitatori del cimitero.

Lui é un uomo con le sue poche abitudini, i suoi libri, una vita non vissuta se non all'interno dei romanzi amati e dalle storie che fin da bambino é stato accompagnato.


"Quando venni al mondo avevo dodici anni, cinque mesi e centosessantaquattro ore. Perché non nasciamo il giorno in cui vediamo la luce, nell'attimo in cui braccia sconosciute ci trascinano nell'infinito e indecifrabile corso della storia, ma molto prima, quando il pensiero di noi si é insinuato nella mente ancora libera di uomini e donne, quando il nome d'un essere inesistente appare nell'orizzonte sfumato d'una vita possibile. Siamo fatti di pensieri più che di carne, e quei pensieri ci vengono distillati nel sangue dalle idee di chi ci ha voluti, così che noi ereditiamo non solo il colore dei capelli o l'arrendevolezza degli sguardi o la cedevolezza del cuore, ma anche le illusioni, le speranze, i rimpianti della nostra ascendenza, che a sua volta li ha ereditati ancora più in là, e ancora più in là, attraverso generazioni di erecti e rudolfensi, fino a giungere al primo uomo, cosicché ognuno porta in sé miniaturizzata la storia dell'umanità intera."


Un giorno, la sua curiosità, incaglia in una lapide senza nome e senza data. Vi è solo una fotografia: una donna dallo sguardo tormentato e deciso che lui inizia a chiamare Emma, proprio come Emma Bovary.

Astolfo inizia mille ricerche per scoprire chi è quella donna, e dietro quella fotografia, i suoi sogni iniziano a prendere il volo. La fotografia di quella donna sarà sempre con lui anche prima di dormire e il suo cuore inizierà a martellare per un volto che mai conoscerà.


"Mi hanno sempre chiamato lo Zoppo. Bastava dire quella parola, a Timpamara, che tutti pensavano ad Astolfo Malinverno, il figlio di Vito e Catena Seminara l'Immaginosa. E Zoppo continuai a essere chiamato anche quando cominciai il mio lavoro."

Fino a quando, una mattina, una donna nerovestita identica in tutto e per tutto a Emma della fotografia, fa la sua apparizione nel cimitero dinnanzi alla lapida tanto curata e amata da Malinverno.

Attratto da questo mistero diviso tra due donne, inizia a prendere forma una storia che mai e poi mai avrebbe immaginato, sino a legarsi ad Ofelia, la figlia della donna senza nome.


"Così, in un attimo, le vite cambiano: mentre vai a letto, mentre ceni, mentre sposti un libro. Che poi sono sempre repentini i cambiamenti, e forse non é un male questa subitaneità che risparmia il tempo dei pensieri e delle notti insonni, dei tremori impercettibili del corpo, come il primo bagno estivo in mare quando infili i piedi e poi le gambe, e con le mani ti bagni le spalle, il volto, la nuca, sperando di stemperare la freddura dell'acqua mentre al contrario la prolunghi".


Ma se le nostre vite sono costrette a cambiare da un momento all'altro, quella di Astolfo é una serie di attimi effimeri destinati a rimanere intrappolati in una dimensione che mai avverrà. Per un attimo, ogni cosa, come i pensieri, i sentimenti, i libri e i morti iniziarono ad avere la giusta collocazione. Lo stesso Astolfo, l'unico bibliotecario guardiano di cimitero, riuscì ad assaporare la gioia dell'amore e del legame. Ma tutto evolve, tutto si trasforma, tutto scorre e tutto finisce.


"Io ho preferito al contrario di fare di questa vita interiore il recinto della mia esistenza, di lasciarla affiorare in superficie, e forse in questo consiste la mia diversità, nell'aver confuso ciò che il resto degli uomini sa ben separare, alla maniera di Madame Bovary o di don Chisciotte che tentarono di imporre il loro tempo al tempo del mondo".

Un libro ricco di citazioni letterarie e tanta letteratura. Il richiamo a Madame Bovary é una costante meravigliosa che accompagna il lettore in queste pagine ricche di tanta nostalgia e amore per i libri.

In fondo, sono loro l'unica salvezza per Astolfo Malinverno nei giorni che lo aspettano e in quelli che lo hanno visto crescere. Come Emma Bovary, non riuscirà a colmare il vuoto e il suo bisogno d'amore.

Come lei, Astolfo é una creatura con un'anima tesa al cielo ma zoppa nel corpo. Limitata nel suo essere fisico da quello che non riuscirà mai a renderlo felice e meno solo.


 

Domenico Dara (Catanzaro, 1971) é uno scrittore e insegnante, vive e lavora tra Valbrona e Milano. Dopo essersi laureato a Pisa con una tesi su Cesare Pavese, esordisce nel 2014 con Breve trattato sulle coincidenze, finalista al premio Italo Calvino e vincitore del Premio Città di Como e del Premio Leonida Repaci. Con il secondo romanzo, Appunti di meccanica celeste, ha vinto la XLI edizione del Premio Stresa nel 2017.







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