La moda come racconto di sé - Fashion Outsider di Elisa Rovesta
- Giusy Laganà

- 5 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Ci sono libri che si leggono con gli occhi e libri che si leggono con la mente. Fashion Outsider di Elisa Rovesta, invece, si legge con entrambi — e anche un po’ con il cuore. Appena l’ho aperto, ho avuto la sensazione di entrare in un atelier fatto non solo di stoffe e linee, ma di vite, visioni e rivoluzioni personali. Non un semplice saggio sulla moda, ma un viaggio attraverso le storie di chi ha trasformato il proprio modo di vestire in un atto di libertà, un manifesto d’identità.
Da sempre penso che la moda non sia solo apparenza, ma linguaggio. È un modo di dire chi siamo senza bisogno di parole. Elisa Rovesta sembra pensarla allo stesso modo: nel suo libro, racconta figure che non si sono limitate a “seguire” le tendenze, ma le hanno ribaltate, reinventandole da dentro.
Pagina dopo pagina incontriamo icone e ribelli — da Coco Chanel a Frida Kahlo, da Yves Saint Laurent a Madonna — ritratti non come modelli patinati, ma come persone che hanno avuto il coraggio di essere fuori posto. Mi ha colpito molto come l’autrice riesca a intrecciare biografia, arte e costume in brevi ritratti che si leggono quasi come racconti: ciascun capitolo è una finestra su un mondo, un incontro tra estetica e anima.
Il libro è snello (un centinaio di pagine), ma intenso. Ogni ritratto è costruito con equilibrio tra documentazione e sensibilità narrativa. Non mancano dettagli affascinanti — le collaborazioni tra stilisti e artisti, le amicizie, gli amori che hanno influenzato creazioni iconiche, come se la moda fosse un filo che cuce insieme persone, idee e sogni. Le illustrazioni di Roberta Cassisa aggiungono un tocco poetico: accompagnano il testo come note visive, evocando atmosfere e volti. È un libro che si sfoglia lentamente, come si osserva un album di fotografie che parlano.
Quello che più mi ha conquistata è la riflessione che attraversa tutto il volume: la moda come atto di ribellione consapevole. Ogni protagonista raccontato da Rovesta ha infranto una regola, un canone, un limite imposto. Frida Kahlo che trasforma il dolore in colore, Dalí che fa dell’eccesso una forma d’arte, Chanel che libera le donne dal corsetto. Tutti “outsider”, non per posa, ma per vocazione. Mi è piaciuto molto come il libro non si perda nella superficie del glamour, ma scavi nel senso più autentico dell’essere “alla moda”: non per apparire, ma per esprimersi. E qui credo stia la sua forza più grande: farci capire che la moda, quando è vera, è un gesto culturale e politico.
Elisa Rovesta scrive con una voce chiara, colta ma mai accademica. C’è dietro una grande competenza — la si sente — ma anche un rispetto per il lettore. Non c’è pedanteria, non ci sono tecnicismi: solo il piacere di raccontare. Il suo sguardo è curioso, empatico, ironico quando serve, ma sempre elegante.
Ogni tanto avrei voluto che si fermasse un po’ di più su certi personaggi (alcuni capitoli scorrono davvero veloci), ma forse è proprio questa leggerezza a rendere il libro così piacevole: come un viaggio a tappe che ti lascia con la voglia di continuare.
Alla fine della lettura mi sono chiesta: che cos’è per me l’essere outsider? Forse significa scegliere ogni giorno come mostrarsi, non per aderire a un modello, ma per raccontare una storia personale. E questo libro mi ha ricordato che dietro ogni gesto estetico c’è un mondo di emozioni, lotte, intuizioni. Ho chiuso Fashion Outsider con la sensazione di aver guardato la moda da un punto di vista più umano, più caldo, più vero. Non è un libro per chi cerca consigli di stile, ma per chi ama capire da dove nascono le mode, chi le ha rese possibili, e perché ancora oggi certe immagini ci parlano.





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