top of page

Due racconti — Virginia Woolf & Leonard Woolf (Oligo editore)


ree

Leggere Due racconti affiancati, uno di Virginia Woolf e uno di Leonard Woolf, è come osservare due correnti dello stesso fiume che scorrono in direzioni diverse ma conservano un’origine comune. Ci si accorge subito di essere davanti a un piccolo laboratorio emotivo e stilistico: due visioni del mondo che si sfiorano, si rispondono, a volte si contraddicono, e proprio per questo creano un equilibrio sorprendente.


Nella primavera del 1917 i coniugi Virginia e Leonard Woolf installarono una macchina da stampa nella sala da pranzo di Hogarth House, la loro residenza a Richmond. Nasceva così la Hogarth Press. "Two Stories" fu il primo volume pubblicato e comprendeva i racconti "Il segno sul muro" di Virginia e "Tre ebrei" di Leonard, un testo - quest'ultimo - pressoché sconosciuto in Italia, in cui l'autore, nato in una famiglia ebraica d'orientamento liberale, ironizza sui modi di vivere britannici.


Il racconto di Virginia Woolf, "Il segno sul muro", ha quella qualità inconfondibile della sua scrittura: una leggerezza quasi liquida, in cui i pensieri e le percezioni dei personaggi si muovono come riflessi sull’acqua. Non è tanto la trama a guidare, quanto il modo in cui la realtà si frantuma in sensazioni. Ci sono frasi che sembrano illuminate da dentro, e nel giro di poche pagine ci si ritrova immersi in uno stato d’animo più che in una storia. La sua voce invita a lasciarsi trasportare, a non cercare un inizio e una fine netti: c’è solo la vibrazione del momento, colta con una delicatezza che rende tutto intimamente vicino.


Il racconto di Leonard Woolf "Tre ebrei", invece, porta con sé un altro tipo di precisione: più solida, più ragionata, quasi più “terrena”. Dove Virginia scivola nell’interiorità e nel gesto impercettibile, Leonard si muove con passo narrativo più deciso, costruendo uno spazio che sembra obbedire a un ordine più realistico. Eppure, dentro questa struttura più controllata, si avverte una sottile inquietudine: una tensione morale, un interrogarsi sul comportamento umano che dà profondità alla narrazione. È come se lui provasse a tenere insieme un mondo che comunque sfugge — e questo rende la sua voce sorprendentemente moderna.


Il vero piacere di Due racconti sta proprio nel loro accostamento: leggere prima l’uno e poi l’altro (o viceversa) fa emergere risonanze che forse, separati, non sarebbero così evidenti. È come ascoltare due strumenti diversi suonare un tema simile: la malinconia di Virginia, la lucidità di Leonard. Alla fine resta la sensazione di aver attraversato due sguardi complementari sul reale, uniti non dalla forma, ma da una specie di dialogo interno che continua anche quando il libro si chiude.


Oligo editore ha costruito così un piccolo volume che si legge in un pomeriggio, ma che lascia un’eco lunga: la bellezza dell’introspezione e la forza dell’osservazione, fianco a fianco. È un libro breve, sì, ma che sembra dilatarsi nella mente come fanno le letture destinate a restare.


Commenti


bottom of page