Il silenzio dell'acciuga - di Lorena Spampinato
"Non eravamo avvezzi ad atti di gentilezza nei nostri confronti e, se ce n'erano, erano quelli che ci riservavamo a vicenda nei momenti di sconforto. A casa nostra, il contatto non era mai un'estensione del sentimento, era piuttosto una dichiarazione di esistenza nei giorni di silenzio".
Il silenzio dell'acciuga di Lorena Spampinato (Nutrimenti edizioni, Gennaio 2020), é un libro forte, di spessore, un pugno nello stomaco, uno dei libri più belli letti in questo pazzo 2020. La tematica principale è l'abuso fisico nei confronti di una minorenne: Tresa. Lei é una ragazzina che per sopravvivere e crescere ha dovuto uniformarsi totalmente al fratello gemello, Gero. Il padre, dopo la morte prematura della moglie, ha cancellato ogni traccia della sua femminilità di bambina. Deve essere il meno possibile esposta agli occhi altrui e meno al centro dell'attenzione; in una parola si deve rendere invisibile, identica al fratello maschio.
Così a scuola iniziano a chiamarla "masculina" che in dialetto siciliano significa acciuga: magra, senza forme, scheletrica, spigolosa. In una famiglia dove la "femmina" è la pianta storta da raddrizzare, Tresa dimentica chi vuole essere piegandosi sempre al volere dell'adulto, scegliendo il silenzio come unica forma di libertà.
La sottomissione diventa l'unico strumento di espressione in un mondo che vuole solo sentirla tacere.
"La mia educazione fino ad allora prevedeva di non rivolgere la parola agli estranei e non mettermi in ridicolo con richieste e capricci da bambina; per questo continuai a ignorarlo anche quando si rivolse direttamente a me chiedendomi: Cosa ci fai nell'angolo tutta sola? Guardai angosciata le mie mani e il pavimento sperando che la smettesse di parlare e se ne andasse via. Lui invece continuò."
Le cose cambiano quando il padre, violento e dispotico, decide di affidarli alla cura della zia materna, Rosa, e partire per la Francia abbandonandoli al loro destino. La zia è una donna amorevole che cura le loro allergie, i loro vuoti, i loro sentimenti. Ma è una donna abituata alla solitudine e ricca di segreti. Sarà lei a iniziare Tresa alla sua educazione femminile, insegnandole che l'essere donna non riguarda le apparenze o l'atteggiamento, riguarda ben altro.
"Non c'entravano - diceva - i modi di fare e di atteggiarsi, i lineamenti dolci, prudenza dei gesti. Solo una cosa c'entrava, e mentre lo diceva Rosa stringeva entrambi i pugni per darsi un tono, solo una cosa: la libertà."
Quando Rosa pero' inizia a esaurire le sue forze nell'educare questi due fratelli gemelli difficili e complessi, decide di mandarli a lavorare al terreno: un'azienda agricola locale di cui la zia è proprietaria. Qui, Tresa conoscerà Giuseppe, un ragazzo di ventiquattro anni, adulto e già uomo rispetto a lei che ne ha appena undici. Inizierà a masticare nelle viscere un sentimento nuovo, emozioni mai provate simili all'attrazione fisica e all'amore, se così possiamo definirlo.
"Non sapevo tradurre in parole quello che mi accadeva. Vivevo una specie di illusione;forse quella di sfuggire alla mia sorte, alla solitudine che mi assediava da quand'ero venuta al mondo. Oppure era quella fine misteriosa ad attirarmi. Quel modo silenzioso di sparire, senza lasciare segni, senza indizi".
Ma Tresa non sa addomesticare il suo essere "femmina", non riesce a saper gestire le proprie emozioni e cede di fronte alle lusinghe di questo ragazzo apparentemente docile e affascinante. Dietro al suo essere gentile si nasconde un'ossessione: l'abuso.
Tutto si complica quando Rosa inizierà ad accusare uno strano stato di salute e Giuseppe a frequentare la loro casa. Tutto diventerà violenza e nient'altro.
Come si potrebbe mai giustificare il desiderio di un uomo nei confronti di una ragazzina quasi adolescente? Non si può. Lei lo desidera e ne rimane vittima. Il silenzio ancora una volta diventa per Tresa una forma di amore per sé stessa e la sua percezione del mondo. Diventa l'unica forma per scoprire il suo corpo occultato e sovrapposto con quello del fratello. Diventa bisogno di amore e necessità di crescere per far parte di quel mondo adulto composto da parole sospese e modi di fare poco espressivi ma necessari.
Lorena Spampinato nasce a Catania nel 1990. A diciotto anni esordisce con il romanzo La prima volta che ti ho rivisto (Fanucci Editore, 2008) e si trasferisce a Roma, dove continua a scrivere tra impegni universitari e collaborazioni giornalistiche. Adesso lavora come editor e ufficio stampa. Con Fanucci Editore ha pubblicato anche Quell’attimo chiamato felicità (2009) e L’altro lato dei sogni (2011). Una grande penna raffinata e profonda, utilizzata come arma per ferire l'abisso delle profondità umane, spesso dimenticate e difficili da raccontare, scrive una storia forte e d'impatto con Il silenzio dell'acciuga.
Un libro che non può assolutamente lasciare indifferenti.