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  • Giusy Laganà per Viaggi Letterari

Stoner - di John Williams. Il romanzo perfetto?


"Acquistò una consapevolezza di sé che non aveva mai avuto prima. A volte si osservava allo specchio, contemplava il suo viso lungo e la criniera di capelli crespi, si sfiorava gli zigomi aguzzi; si guardava i polsi, che sporgevano di vari centimetri dalle maniche della giacca,e si chiedeva se anche gli altri lo trovavano tanto ridicolo".


John Williams fa della vita di Stoner una storia appassionante, ma profonda e straziante. L'intera esistenza di William Stoner è un "non allontanarsi mai" per più di centocinquanta chilometri dal piccolo paese rurale in cui è nato, Booneville. La sua quotidianità è sempre piatta e monotona. Svolge lo stesso lavoro nello stesso posto per quarant'anni e per la stessa durata è infelicemente sposato a una donna apatica e isterica, Edith. Ha pochi contatti con la figlia. Ha solo due amici, uno dei quali muore in gioventù. La sua carriera accademica è ferma, statica, immobile, come lui, senza alcun avanzamento o miglioramento. Si accontenta di ciò che raggiunge, anche se avrebbe potuto essere molto di più. Impara in un anno il latino e il greco e abbraccia l'amore per la letteratura quasi come fosse una religione da accogliere e coltivare. Eppure, la sua immobilità dinnanzi alla vita è disarmante. Come scrive, nella postfazione, Peter Cameron sostiene che la grandezza di questa romanzo risiede nella magia che si riscopre nei dettagli attraverso una delicata scrittura.

"Certe volte si fermava, prendeva un volume da uno scaffale e lo teneva per un istante tra le due manone, che vibravano al contatto ancora insoluto con il dorso e il bordo e le pagine docili. Poi cominciava a sfogliarlo, leggendo qualche paragrafo qua e là, e le sue dita rigide giravano con infinita attenzione, ciò che avevano scoperto con tanta fatica."


Potremmo leggere Stoner svariate volte e in ogni svariata occasione cogliere un dettaglio nuovo di una storia che sembra di primo impatto ordinaria, invece si rivela essere così ricca.


"Sembrava in grado, a piacimento, di rimuovere la sua coscienza dal corpo che la conteneva e di osservarsi dall'esterno come un estraneo che ripeteva i gesti di sempre in modo stranamente familiare. Era una dissociazione che non aveva mai provato prima. Sapeva che avrebbe dovuto preoccuparsene, ma si sentiva come inebetito e non riusciva a convincersi che fosse importante. Arrivato a quarantadue anni, William Stoner non vedeva nulla di emozionante nel proprio futuro. Del suo passato, poco gli interessava ricordare".


Stoner è figlio della terra, figlio di contadini che lo mandano a studiare al College la facoltà di Agraria. Per i suoi genitori sembra quasi essere un estraneo. Arrivato all'università, dopo il primo anno, Stoner capisce che è la letteratura la sua strada. Dopo la laurea incontra Edith, una creatura fragile che si rivela essere una donna senza alcun sentimento verso di lui. Pochi giorni dopo il matrimonio, lui stesso capirà che sarà un fallimento la loro unione frettolosa. Nella sua passività, accetta di dormire sul divano, ritagliandosi un angolino minuscolo e insignificante della casa per non dare disturbo.


Questa è l'esistenza di Stoner, privata di ogni stimolo e motivazioni, da ogni tipo di emozione. Poi, dopo i quarant'anni, incontra l'amore della sua vita. Quell'amore intenso e profondo che lo destabilizza, lo tocca nell'anima. Catherine Driscoll è una studentessa che ci permette di conoscere uno Stoner innamorato, romantico, impetuoso.


Ma, la routine del protagonista, è tale in quanto condannata all'ordinarietà. Vige solo la regola dei doveri e del dover essere, senza il voler essere. La loro relazione si conclude perché ritenuta provocatoria per il suo ruolo di docente universitario. E' costretto a lasciar andare l'unico sentimento che lo ha reso e l'ha fatto sentire vivo.

Potrebbe essere giudicato inetto e colpevole, è vero. Una prima lettura attesta quanto ciò. Ma la sua immobilità è proprio una dichiarazione alla vita stessa, io ci sono in quanto scorro, in quanto accetto, in quanto vado avanti.

Un compagno d'avventura delicato e dolce, Stoner è un ottimo amico per il lettore, tanto che, dopo, sarà difficile lasciarlo andare. Non so se, personalmente, posso definire l'opera il capolavoro definito dalla maggior parte dei lettori, posso solo dire che è un libro in apparenza ordinario, in apparenza statico. In realtà, Stoner ha una vita interiore ricca e complessa. La vera vita è vissuta dentro di lui, con i suoi sentimenti e le sue uniche emozioni. Una grammatica emotiva apparentemente statica, che nasconde invece le base per il romanzo perfetto, un personaggio esemplare per la letteratura.

Ma chi é stato l'autore del romanzo perfetto?

John Edward Williams (Clarksville, 29 agosto 1922 – Fayetteville, 3 marzo 1994) è stato un romanziere e poeta statunitense, vincitore di un National Book Award per la narrativa nel 1973.

La moglie, in un'intervista, racconta che aveva un humour fulminante e che non hai mai pensato, ma neanche per un istante, che John somigliasse a Stoner.

Vi lascio il link dell'intervista della quarta e ultima moglie di Williams, rimarrete piacevolmente sorpresi:

https://www.repubblica.it/cultura/2014/02/28/news/mio_marito_stoner_vi_racconto_chi_era_davvero_john_williams-79868462/?refresh_ce

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