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  • Giusy Laganà per Viaggi Letterari

Il sentiero dei figli orfani - di Giovanni Capurso


"Disorientati. Sì, forse é la parola giusta anche per me, perché la vita é un camminare in avanti e man mano che avanzi perdi le certezze e aumentano i dubbi. In fondo é un soffio, un battito d'ali, un guizzo tra le cose, il tempo di porre alcune domande per poi tornare in quel grembo misterioso dove non c'è parola. Non so se in questo naufragio ci sia la risposta, se siamo frammenti di senso".


Lasciare la propria terra senza abbandonare mai del tutto le proprie radici é come sentirsi orfani per tutta la vita. Significa portarsi dietro una parte della propria storia che nessuno conosce, ma che é viva nei propri ricordi. Significa appartenere a una terra alla quale si é detto un semplice arrivederci con rammarico e nostalgia. Siamo come le piante anche noi, potranno essere estirpate ma apparterranno sempre a dove sono state piantate.

Lo stesso succede a un ragazzo giovane, Savino, agli inizi degli anni Novanta in un paese della Lucania, San Fele. Qui Savino, alle porte della sua adolescenza, si affaccia alla vita con i suoi destini e ai sentieri in salita del suo paese. Le scorribande con il suo amico "Anguilla" chiamato Radu, il carattere silenzioso del padre, il demone del dubbio ereditato dallo zio Gaetano, i modi placidi della madre, rappresentano l'epicentro della sua vita a San Fele. Ma durante quell'estate Savino si trasforma, come un bruco che sta per diventare farfalla. Inizia a riflettere sul suo futuro e su quando dovrà lasciare il paese. Perché per diventare grandi dovrà lasciare il nido, dovrà andare avanti, dovrà lasciarsi tutto alle spalle. La ciliegina sula torta del suo percorso é la conoscenza della bella Miriam, una ragazza solo in apparenza audacie. L'innamoramento é il tranello per dimostrare che non é più un bambino. Purtroppo Miriam diventerà la fidanzatina del fratello maggiore di Savino, il rispettato e molto arrogante Aldo. Da qui Savino inizierà la scoperta di un età adulta a lui prima sconosciuta, proiettata su un incerto domani lontano da San Fele. Riscoprirà il valore delle parole, della loro forza e delle loro conseguenze.


"Iniziavo a capire che le parole sono come aculei avvelenati. ti possono ferire molto di più di un pugno, o colpire mortalmente. Tu le affronti, le mastichi, provi a digerirle, ma prima o poi in qualche modo le risputi se sono velenose."


Savino, in questo romanzo di formazione, rispecchia l'adolescente e l'uomo che sarà un giorno, con i suoi dubbi e le incertezze, con i suoi timori e i suoi tremori. Ed é questa la vera forza del libro. Rispecchiare l'inquietudine e la solitudine che ciascuno si porta dentro, cercando riparo negli altri. Portare a galla un periodo oscuro della nostra crescita e formazione. Perché tutti abbiamo avuto un amico speciale come Adamo. Perché tutti siamo stati Savino, nel bene e nel male.


"Ma quel pensiero, il pensiero che prima o poi avrei dovuto lasciare quella terra, come un tarlo era entrato e uscito più volte dalla mia testa. E non era l'unico. Quelle montagne e quelle valli erano una sorta di prigione: ancora non avevo visitato nulla d'importante nella mia vita, neanche quel mare dove sfociava il fiume che scorreva sotto casa, e ciò per me era diventato in quell'estate un cruccio."


Nato nel 1978 a Molfetta, in provincia di Bari. Insegna Filosofia e Storia nei licei. Ha collaborato con il Dipartimento di Bioetica dell'Università di Bari. Si dedica alla letteratura, alla sceneggiatura, alla scrittura creativa e scrive su quotidiani e riviste. Ha pubblicato il romanzo Nessun giorno è l'ultimo (Curcio), La vita dei pesci (Manni), e con Il sentiero dei figli orfani (Alter Ego) si afferma come scrittore di romanzi nel mercato editoriale contemporaneo.

Un libro davvero speciale che consiglio di leggere per ritrovare quella parte adolescente che abbiamo un pò perduto.

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