top of page
  • Giusy Laganà per Viaggi Letterari

Lamento di Portnoy - di Philip Roth

"Noi siamo, dopotutto, la somma delle nostre esperienze, e l'esperienza comprende non soltanto ciò che facciamo concretamente, ma anche ciò che privatamente immaginiamo."


Prima di tutto voglio dire che mi sono divertita parecchio ad ascoltare su Audible questo libro fantastico e particolare. Philip Roth é stato uno degli scrittori più venerati dalla critica mondiale, l’eterno candidato a un Nobel che però non ha mai vinto. Nato a Newark, New Jersey , il 19 marzo 1933, è morto il 22 maggio del 2018 a New York, in un ospedale di Manhattan. È uno dei più noti e premiati scrittori statunitensi della sua generazione, considerato tra i più importanti romanzieri ebrei di lingua inglese, una tradizione che comprende Saul Bellow, Henry Roth, E. L. Doctorow, Bernard Malamud e Paul Auster.

Non è facile orientarsi nella sua immensa produzione letteraria, inaugurata nel 1958 con i racconti di Goodbye Columbus e conclusa nel 2010 con Nemesi e il successivo annuncio, nel 2012, di non voler scrivere altro, mai più. Quali libri dovrebbe leggere chi intende affrontare, per la prima volta, Philip Roth? Quali sono le opere imperdibili? Io ho iniziato da questo proprio perché é un libro apparentemente leggero e divertente, caratterizzato da una travolgente verve comica abbinata alla sicurezza con cui l’autore padroneggia la scrittura. Lamento di Portnoy (1969), oltre ad essere uno dei Roth più letti di sempre, è il titolo più rappresentativo di questo periodo. Alexander Portnoy, figlio indisciplinato di una famiglia religiosa e borghese, si accomoda sul divano dello psicanalista e racconta di un'esistenza trascorsa in gran parte a fare sesso (soprattutto da solo) e a fuggire dalla mamma impicciona. Una dissacrante tragicommedia ebraica americana, modello letterario per i molti scrittori emuli di Roth nonché per il cinema del quasi coetaneo Woody Allen, pure lui adepto della triade sesso, psicanalisi e laicismo. Insomma, Portnoy fa molto ridere, oltre che pensare.


"Il grosso scherzo che ti fa la biologia è che raggiungi l'intimità con una persona prima di sapere qualcosa di lei."

Lamento di Portnoy è un monologo ininterrotto di Alexander Portnoy diretto al suo psicanalista, il dottor Spielvogel. Alex è un ragazzo ebreo trentenne cresciuto dalla sua famiglia in un regime di inibizione e repressione di qualsiasi istinto: chiedi scusa, comportati bene sempre, ringrazia e rispetta la regole, sposati una bella ragazza.

Il padre è un agente assicurativo, il cui interesse primario è fare soldi, e che odia il suo capo ma pubblicamente lo venera. La madre, invece, è apprensiva, perfezionista e maniaca dell’ordine e della pulizia. Alex ogni tanto cerca di ribellarsi a tutta questa perfezione, ma poi viene sopraffatto e si trova sempre a chiedere scusa senza capire bene il perché.


"L'unica ossessione che vogliono tutti: l'"amore". Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? La platonica unione delle anime? Io la penso diversamente. Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l'amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due. Quella ragazza era un corpo estraneo introdotto nella tua interezza. E per un anno e mezzo tu hai lottato per incorporarlo. Ma non sarai mai intero finché non l'avrai espulso. O te ne sbarazzi o lo incorpori con un'autodistorsione. Ed è quello che hai fatto e che ti ha ridotto alla disperazione."

Alex cresce in un regime totalitario dove la madre detta legge in un sistema stereotipato dove l'istinto é peccato solo a sentirlo nominare. Reprimi oggi e reprimi domani, Alex diventa un adulto ossessionato da un solo obbiettivo. E' un uomo realizzato e dalla posizione sociale affermata, ma il suo pensiero ha un chiodo fisso: una zona erogena femminile precisa con il suo sport preferito in solitario. Insomma un nevrotico compulsivo- ossessivo che sfiora la psicosi , in una società dove quello che conta é avere un lavoro socialmente elevato e sposarsi con prole a seguire.



bottom of page