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  • Giusy Laganà per Viaggi Letterari

Divorare il cielo - di Paolo Giordano


"Non si finisce mai di conoscere qualcuno... Sarebbe meglio non iniziare affatto. La verità sulle persone. Era a questo che si riferiva, credo. Arriva mai un punto in cui possiamo affermare di saperla? La verità su Bern, quella su Nicola e Cesare e Giuliana e Danco, la verità su Tommaso e di nuovo quella su Bern, soprattuto su di lui come sempre. Ora che ho messo ordine nella sua storia, nella nostra storia, posso dire di conoscerlo davvero? Sono certa che la nonna risponderebbe di no, che qualsiasi persona sensata risponderebbe di no: perché la verità sulle persone, su chiunque, semplicemente non esiste."

E' il mio primo libro di Paolo Giordano lo ammetto, nonostante conosco molto bene la sua bibliografia e i premi vinti. È autore del romanzo "La solitudine dei numeri primi", edito da Arnoldo Mondadori Editore nel gennaio del 2008, che vince nello stesso anno il premio Campiello Opera Prima, il premio Fiesole Narrativa Under 40, il Premio Strega e il Premio letterario Merck Serono.

Questo libro invece, mi ha catturata ancora prima di comprarlo, perché avevo intuito parlasse di una grande storia. Mi ha fatto incazzare parecchio però. Non ho condiviso le scelte di Teresa sin dal primo istante. Le sue decisioni irrazionali e prive di senso, contro il parere di tutti, pur di stare con lui, Bern, per rinunciare a tutto e tutti, per rinunciare alla sua vita da ragazza torinese per vivere in una masseria a Speziale da contadina. Ho capito alla fine, il suo grande amore per questo ragazzo misterioso che usava termini dialettici sofisticati anche senza aver mai studiato. Ho capito alla fine il suo amore per colui che non ha mai conosciuto veramente. Perché l'amore di Teresa é un amore di cuore e di pancia, é un amore all'antica senza ma e senza perché. Come scrive alla fine Giordano "Dirle ciò che nella sua vita così breve aveva amato della terra e del cielo, incessantemente, con tutto l'abbandono e l'impeto che sono concessi a un uomo". Questa frase racchiude il senso di più di una vita, legata ad altre, per misticismo e per amore, per l'attaccamento a quella terra così magica e profonda, dove l'amore é l'unica guida, anche negli angoli remoti del pianeta, a farti vivere.

L'estati di Teresa erano noiose e non passavano mai a Speziale, tra i libri della nonna e suo padre attaccato misteriosamente alla sua Puglia, lontani da Torino. Poi venne il giorno in cui li vide per la prima volta, quelli della masseria con tutte le loro leggende. Vivevano in una specie di comune, credevano in Dio, nella terra e nella reincarnazione. Tre fratelli ma non di sangue, ciascuno con un padre assente, inestricabilmente legati l'uno all'altro, carichi di bramosia per quello che non hanno mai avuto. Piano piano quell'angolo di campagna é diventato per Teresa l'unico posto al mondo, dove c'é lui, il suo Bern. Il loro amore estivo é totalizzante, stravolgente, completo. Il corpo diventa un veicolo della loro forte e violenta aspirazione al cielo.

Perché Bern aveva un'inquietudine che Teresa non conosceva, un modo tutto suo di appropriarsi delle cose: deve inghiottirle intere. I loro ideali bucolici non ammettono la tecnologia, i pesticidi, la proprietà privata. Si oppongono a una modernità data dal progresso che ti permettono di vivere meglio. Loro rinunciano a tutto questo per vivere in sintonia con la natura di Speziale. La campagna pugliese è il teatro di questa storia che attraversa vent'anni e quattro vite. I giorni passati insieme a coltivare quella terra rossa, curare gli ulivi, sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l'altro, fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è un potente ciclo esistenziale, e la masseria il centro esatto dell'universo. Nonostante i misteri, le parole e i fatti non detti e raccontati, gli enormi vuoti, le difficoltà, le paure, Teresa sceglie sempre lui e la masseria. Sceglie di vivere come lui le ha insegnato, rinunciando a tutto il resto, solo per quella magia, solo per averlo sempre accanto, per raccontare di lui e di quanto ha amato nella sua vita. Perché é inutile cercare sempre la verità nascosta, capire come é andata con Violalibera, con Nicola e tutto il resto. Non serve a nulla conoscere la verità. Uno spaccato di vita difficile di chi come un anfibio, riesce a vivere sia sott'acqua, sia sulla terra arida e difficile, per rinascere e sopravvivere senza tempo.

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