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  • Giusy & Isabella

Un affascinante viaggio al Vittoriale degli italiani di G.D’Annunzio



Ci siete mai stati in questo fantastico museo? Ebbene se non ci siete mai stati dovete assolutamente coglierne l’occasione in quanto é un luogo ricco di estro e personalità ideato dal suo fondatore, nonché scrittore del Novecento esteta e ricercatore di ogni dettaglio della vita materiale e non, dedito alla bellezza, stiamo parlando dello stimato Gabriele D’Annunzio. Infatti non vi è aggettivo più appropriato da attribuire a questo luogo se non quello di bellezza assoluta. Costruito tra il 1921 e il 1938, esso é un complesso di edifici, giardini, un teatro e piazze su Gardone Riviera con una bellissima vista sul lago du Garda.


In questa casa dove G.D’Annunzio ha vissuto per anni, e sua ultima dimora, ogni singolo oggetto, e ve ne sono davvero molti, non é scelto a caso, ma ciascuno di essi ha il suo significato, la sua collocazione e il suo vissuto.Ogni stanza ha il suo nome e rappresenta qualcosa, ed é unica nel suo genere.


L’intento é ben riuscito dato che il celebre scrittore voleva farne un museo da lasciare in eredità agli italiani, in quanto essa non é una dimora qualsiasi, piuttosto è un luogo di cultura in cui conoscere le gesta di D’Annunzio e il contesto socio-culturale e storico di quel periodo. Passeggiando per i suoi corridoi respirerete la ricerca della bellezza nella sua essenza, la cultura e attraverserete attraverso lo studio dello scrittore dove concluse “Il Notturno”. Se volete respirare poesia, storia, patriottismo, amore per il bello e ricerca della perfezione non c’è posto migliore di questo anche per i più scettici. Buon viaggio! “L’anima sua, camaleontica, mutabile, fluida, virtuale si trasformava, si difformava, prendeva tutte le forme. Egli passava dall’uno all’altro amore con incredibile leggerezza; vagheggiava nel tempo medesimo diversi amori; tesseva, senza scrupolo, una gran trama d’inganni, di finzioni, di menzogne, d’insidie, per raccogliere il maggior numero di prede. L’abitudine della falsità gli ottundeva la coscienza. Per la continua mancanza della riflessione, egli diveniva a poco a poco impenetrabile a sè stesso, rimaneva fuori del suo mistero”. (Il Piacere, di G.D’Annunzio).

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