Le coccinelle non hanno paura è un libro che si vive e che si vede. Raccontato con uno stile maturo che traccia, con una narrazione intima e filosofica, una storia di vita e di amicizia, mediante brevi capitoli che segnano l’intensificare quasi di un vero e proprio conto alla rovescia verso il finale. Teo è un uomo solo senza passato. Ha dedicato la sua esistenza a fotografare paesaggi in tutto il mondo per evitare di vedere davvero le persone, perché il suo focus immortala momenti particolari attraverso filtri reali di ciò che sono davvero gli esseri umani. Il suo matrimonio è finito da anni, e con lui ci sono solo i suoi due amici, Luca e Elena, la sua macchina fotografica e la sua malattia. Teo è consapevole del suo destino e vuole lasciare tutto nel migliore dei modi. Con la morte della zia di Elena e il ritrovamento di una misteriosa cartelletta carta da zucchero quasi come il cielo, Teo sente la propria esistenza sempre più simile a quella dell’autore di quelle lettere e fotografie nella cartelletta della zia di Elena. Qui ritorna il continuo motto dei protagonisti “Le cose che abbiamo davanti forse non le vediamo davvero”. Ma chi può vederle meglio di un fotografo? Lui che è riuscito a leggere dentro le anime di chi lo circonda, dispensando sempre ottimi consigli per vivere l’attimo e curare i sentimenti verso chi amiamo. Poi, un giorno, incontra Arianna, la sua controparte se pensiamo a Te-se-o , al suo mito e al loro labirinto. Una ragazza brillante e giovane, incontrata proprio grazie alla cartelletta carta da zucchero. Il loro incontro è intimo, unico e originale. Una folata di aria frizzante in un agosto di caldo afoso nella vita di Teo. I due si mettono sulle tracce del Signor P, autore e amante della zia di Elena, Grazia. Teo inizia a ricostruire la storia, perché la sua vita è collegata a quella di questo uomo misterioso che lo capisce più di ogni altro, incontrato in uno scatolone di una donna ormai che non c’è più. Ma la clessidra del tempo è severa e corre veloce e, Teo non può più aspettare. Deve farlo da solo e per il bene dei proprio cari. Deve capire, e portare a compimento il suo ultimo fine: ritrovare il Signor P. e ritrovare per sempre sé stesso. Un romanzo di formazione, una storia di amore e di amicizia, un racconto di vita, un libro unico nel suo genere ed esistenzialistico, ma senza note patetiche del perché le cose accadono e finiscono in un certo modo. Perché in fondo la vita è un dono prezioso e il nostro passaggio deve lasciare qualcosa in questo nostro viaggio, anche solo una semplice fotografia in bianco e nero.
Stefano Corbetta, mobiliere per tradizione, batterista e scrittore per passione, racconta una storia che si portava dentro da anni, dopo aver conservato bacchette e batteria, decide di percorrere un’altra strada di espressione creativa, la scrittura. Edito da Morellini, pubblicato da meno di un mese nel 2017, questo libro ha già conquistato ogni suo lettore, sia per la storia scritta come un percorso a ritroso verso il compimento del destino del protagonista nella celebrazione del suo “gesto”, quel pezzo mancante del puzzle che racchiude un’esistenza intera. Sia perché è raccontato attraverso gli occhi del protagonista e la supervisione di un narratore esterno che a volte racconta i passi del protagonista e quello dei suoi amici, attraverso le lenti dei loro sentimenti e delle loro emozioni: felicità per un figlio in arrivo, amarezza per una vita condannata, dolore per la certezza che un giorno i nostri cari andranno via, per sempre. Stefano Corbetta esordisce al pubblico con un libro vero e importante. Una storia nuda e cruda, in cui il protagonista è consapevole di quello che lo attende senza tirarsi indietro, ma affrontando tutto come se i suoi occhi fossero una vera e propria macchina fotografica che conserverà per sempre i suoi scatti.
Un libro letto tutto ad un fiato, con la leggerezza di un film e la passione per quelle parole concepite dalla mente di uno scrittore riflessivo e descrittivo di quello è che essenziale. Stefano Corbetta analizza le emozioni come attraverso una lente o un filtro. Ti permette di apprezzarne le sfumature se osservate da angolazioni differenti. Uno sguardo analitico e preciso della realtà, ma solo attraverso i nostri occhi, per vedere e guardare meglio quello che abbiamo.