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Viaggi Letterari

Non dirmi che hai paura - di Giuseppe Catozzella



"Anche se cercava in tutti i modi di fare finta di niente, io lo sapevo che il Viaggio la terrorizzava. Come poteva non essere così? Era sola, non aveva denaro ed era in preda dei trafficanti di essere umani che li chiamavano hawaian, animali, e li picchiavano come bestie, se non pagavano. Ogni tanto mi scriveva che aveva paura, tanta paura. Ogni tanto non ce la faceva a non dirmelo. E io, anche se avevo più paura di lei, le scrivevo : "Non dire mai che hai paura, abaayo, perché se no le cose che desideri non si avverano". Era quello che aabe mi aveva insegnato, quando ero piccola. Non devi dire mai di avere paura, perché se no la paura, quel brutto mostro cattivo, non se ne va più via".


Ho scelto questo frammento di questo libro che mi ha catturata, anche se devo ammettere che all'inizio, fra le prime pagine, non sapevo se avessi scelto il libro giusto. Ma poi ho capito, Giuseppe Catozzella ha raccontato la storia di una famiglia, di una ragazza somala, di un'amicizia e di una passione. Ma ha scritto anche, della tragica e mostruosa guerra, che ancora oggi, uccide la libertà, uccide la memoria, ammazza la vita stessa. Uccide ogni cosa, specie la speranza, quella di due bambini che sognano di diventare atleti. Quella delle donne somale e delle terre vicine, di decidere, di vivere e ottenere un futuro.

Non é una favola, é una storia di vita, nella sua piena realtà, costituita di attimi di felicità, ma anche di momenti tristi, in cui rimani sola, in cui rischi la vita pur di migliorarla.

Samia é una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con il suo migliore amico e primo allenatore, l'amato Alì. Mentre intorno, in Somalia, le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni per nascondersi dagli occhi accusatori degli itegralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Samia é costretta a correre chiusa dentro un burqa in uno stadio deserto e tra strade martoriate dai proiettili. Una notte parte rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Affronta un viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.

Giuseppe Cattozzela ha conosciuto la storia di Saima Yusuf Omar per caso, il 19 Agosto 2012, a Lamu in Kenia. Era mattina , e le news di Al Ja-zeera si erano occupate di lei alla conclusione delle Olimpiade di Londra. Qui é rimasto folgorato dalla storia. Una vita realmente esistita, una ragazza come tante, vittima della guerra e del terrorismo. Giuseppe Catozzella é entrato dentro la vita reale di Samia, e l'ha reinventata in un voce dolcissima, scrivendo un romanzo memorabile.

Quante volte guardiamo i telegiornali, vediamo i famosi barconi pieni di persone, affamate, privi della loto dignità, che lottano per arrivare a toccare le nostre terre. Sono persone che non hanno più nulla, ne un passato o presente, e spesso neanche un futuro. Noi, abituati ormai a queste immagini, non ci facciamo più caso, li rifiutiamo, non li vogliamo accogliere. Ma la storia di Saima ci apre gli occhi, e ci fa capire che cosa e quali torture devono patire gli esseri umani, che per avere una speranza, attraversano l'inferno. Un mondo animalesco fatto solo di uomini e di guerra. di lacrime e di crudeltà.

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