Sangue di Giuda -di Graziano Gala, la resistenza degli sconfitti e la loro ingenuità definita follia
"Mi porto addosso il nome ca m'ha 'mpresso mio padre na sira, e me l'ha 'mpresso co o' sanghe, così tanto, ca m'ha llevatu quello di battesimo e m'ha marcato 'nfronte 'st'infamia che m'accompagna sempre come na vacca al macello."
Sangue di Giuda, l'esordio di Graziano Gala, pubblicato per Minimum fax il 15 aprile 2021, é già un caso editoriale ancor prima dell'uscita.
Il libro del momento, la scoperta dell'editoria italiana porta il nome di Giuda.
Un nome destinato a parlare dei vinti, dei dimenticati, degli scarti.
Inizia tutto con il furto di una Mivar, un vecchio televisore, proprio mentre il presentatore tv per eccellenza, Pippo Baudo, riempiva le case degli italiani. Qualcosa che sparisce, qualcos'altro che arriva.
Giuda é un vecchio di Merulana che racconta a un commissario di periferia, nella sua lingua sgrammaticata e dialettale, un misto tra pugliese e campano, l'evento del furto del televisore e il suo passato burrascoso, e compassionevole ricco di insulti e tanta solitudine.
"Mi sento svuotare da dentro. Mi sento solo. Con la strada, fuori, che m'accompagna all'uscita. Coi carabinieri che m'urlano appresso, che mi chiedono 'e chilla sira ca nun voiu ricordare mai. Co na scritta scarabocchiata su nu scontrino unt' e pizza. Nisciuno m'ha aiutato. Nisciuno m'ha ascoltato. S'hanno arrubbato 'o televisore."
Il racconto di Giuda rivela un'umanità feroce, derelitta e disperata. In lui vi é tutta un'esistenza racchiusa fatta di tremori, paure, fughe e amore. Giuda non é un traditore, non é un nemico.
E' un uomo senza denti, derubato e consumato dai soprusi subiti che porta ancora addosso i segni delle botte e delle violenze. E' un uomo non amato, svuotato da ogni affetto.
Eppure, nonostante il male, resiste; nonostante lo squallore della sua esistenza, Giuda sopravvive ai fantasmi, alla morte, alle umiliazioni. Ingenuo, vive una vita fragile pronta a essere divorata.
Nella voce di Giuda sussurrata ai lettori e nel suo racconto sulla periferia del sud Italia, dilaniata e nascosta, ritroviamo il passaggio di grandi classici della letteratura come L'idiota di Dostoevskij, Benjamin Compson di Faulkner ma anche Alda Merini seguita da Albino Pierro, Mariangela Gualtieri, Claudio Morandini, Fabio Stassi.
Giuda é un uomo dolce, tenero, compassionevole, remissivo. La sua "resistenza" viene scambiata per demenza, per follia o malattia. Il suo é un nome imposto, non scelto per amore. E' un'ingiuria, una condanna e una definizione sociale obbligata da un padre violento e senza pietà.
"Vorrei chiudere 'a lettera con tuo e il nome e il cognome, ma mi rendo conto ca nun me ricordo come mi chiamo. So di non essere Giuda, ma nun sacciu cchiù chi sono davvero, ca all'autri cristiani per bene uno il nome ce lo ripete ogni giorno dicendo CIAO PAOLO, CIAO FRANCESCO, CIAO GEREMIA. A me invece hanno deciso tutti di comune accordo pe' Giuda, dopo ca sirma m'ha chiamato accusì."
Attraverso una lingua dialettale mista e sporca che domina tutto il romanzo, Gala regala ai lettori un personaggio protagonista che diventa simbolo non solo di una categoria sociale rimasta senza santi da pregare, ma anche di uomini vittime di discriminazioni legalizzate.
In un paese dove gli omosessuali possono solo travestirsi e prostituirsi, la decadenza e il disagio squallido dell'essere umano trionfa. La spensieratezza non é contemplata, se non in quei pochi attimi di dimenticanza riecheggiati dalla voce di Pippo Baudo che rassicura e unisce una sottocultura popolare.
Nella vita di Giuda emergono significati sociali intrinseci che diventano antropologici, spaccano i confini e aprono nuovo orizzonti.
L'esordio di Graziano Gala é potente, doloroso, ricco di cicatrici e ingiustizie. I vinti non vengono più nascosti ma sono raccontati dalla voce di un uomo nostalgico e buono, dalla penna di un giovane ragazzo in grado di riscrivere la letteratura e i codici morali.
Graziano Gala nasce a Tricase il 19 settembre 1990. Vive a Milano, dove insegna Lettere in un Liceo delle scienze umane. Nel 2012 vince il premio “Lo scrivo io”, indetto da “La Gazzetta del Mezzogiorno” nella sezione poesia. Il suo racconto “Variabili impazzite”, viene inserito nella collana “Chi semina racconti 2”, curato dall’associazione “Tha Piaza Don Chisciotte”. Nel 2013 vince il premio speciale della giuria nel “Premio internazionale di cultura” indetto dall’AEDE (Association Européenne des Enseignants). Due suoi racconti vengono selezionati nel bando “Bollenti spiriti”, indetto dalla Regione Puglia, dando origine al volume collettaneo “Parole battute”. Si qualifica terzo al “Premio Nazionale Bukowski” di Viareggio. Nel 2016 il suo racconto “Sabotare il silenzio”, viene pubblicato in un’antologia edita da “Testi&Testi” e vince il premio “Carlo Cultrera”. Nello stesso anno un suo racconto viene selezionato dall’associazione “Onalim” e letto durante la Piano City Milano 2016 e nella scuola di scrittura “Belleville”.
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