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La volta giusta di Lorenza Gentile – quando la vita ti mette davanti alla tua verità


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Quando è davvero la nostra “volta giusta”? Ci sono libri che arrivano come una carezza, altri come una scossa. La volta giusta di Lorenza Gentile (Feltrinelli) è un po’ entrambe le cose: una storia che ti consola e insieme ti smuove dentro, ricordandoti che non sempre la “volta giusta” è quella che immaginavi.

 

Lucilla ha trent’anni e una vita fatta di compromessi, di piccole rinunce, di sogni che ha imparato a mettere in pausa per non deludere nessuno. Finché un bando per gestire una locanda in un minuscolo paesino di montagna non sembra offrirle un nuovo inizio. Ma quando il fidanzato che doveva partire con lei si tira indietro, Lucilla si ritrova sola, in un luogo sconosciuto, circondata da silenzio, neve e persone che la osservano con curiosità.

 

All’inizio sembra tutto sbagliato — il freddo, le tubature ghiacciate, la solitudine — ma proprio lì, in mezzo a quel vuoto, Lucilla comincia a riempirsi di sé. Capisce che non è mai troppo tardi per essere autentici, per smettere di cercare l’approvazione altrui e per dire: “questa volta scelgo me”.

 

È questo che ho amato del romanzo: la delicatezza con cui Lorenza Gentile racconta la rinascita senza renderla mai stucchevole. Il suo stile è limpido, pieno di grazia, capace di restituire tutta la poesia delle piccole cose – un tè caldo, una finestra che si apre sulla neve, una chiacchiera con chi non ti conosce ma ti capisce al volo.

 

C’è sempre, nei libri di Gentile, una luce che filtra anche nelle pagine più malinconiche. In Le piccole libertà la protagonista cercava un senso tra le strade di Parigi; in Le cose che ci salvano scoprivamo quanto siano importanti le persone che restano accanto quando tutto sembra crollare. In La volta giusta, invece, quella ricerca si fa più intima, più ruvida: la città lascia spazio alla montagna, e la libertà diventa silenzio, solitudine, responsabilità. È un passo avanti nella maturità narrativa di Lorenza Gentile: la leggerezza resta, ma si accompagna a una profondità nuova.

 

Lorenza Gentile ha il dono di raccontare con leggerezza le grandi domande della vita. In La volta giusta, più che altrove, riesce a fondere ironia e malinconia, creando un equilibrio raro. I temi che attraversano il libro sono tanti e profondi:

 

Il coraggio di essere autentici: Lucilla si accorge che, per anni, ha vissuto più per compiacere che per scegliere. Il trasferimento in montagna diventa un gesto di disobbedienza gentile verso le aspettative altrui. La solitudine come rinascita: l’isolamento, che all’inizio spaventa, si trasforma in spazio fertile. La montagna non è solo ambientazione, ma personaggio: austera, silenziosa, sincera.

 

Il fallimento come svolta: il sogno che non va come previsto è ciò che la spinge a ripartire. Gentile sembra dirci che a volte è proprio da un piano che crolla che nasce una nuova verità.

 

Il rapporto con la comunità: i personaggi del paese – Eliseo, Nives, Libero – incarnano un’umanità semplice ma profonda, fatta di silenzi condivisi, piccoli gesti e solidarietà. C’è un filo luminoso che attraversa tutto il romanzo: la gentilezza. Non quella superficiale, ma quella che accetta, che accoglie, che non giudica. Forse è questa la vera “volta giusta”: imparare a essere gentili con se stessi.


Chi ha già letto Lorenza Gentile riconoscerà subito la sua voce: quella scrittura limpida, empatica, che ti fa sentire dentro le pagine. Ma qui qualcosa cambia. In Le piccole libertà, la ricerca era ancora esterna: la protagonista lasciava tutto per cercare un senso in una nuova città. In Le cose che ci salvano, il focus era sugli affetti, sui legami che ci tengono a galla. In La volta giusta, invece, la ricerca diventa interiore e radicale: non si tratta più di fuggire o di affidarsi a qualcuno, ma di restare. Di affrontare il silenzio.

 

Questo romanzo segna una maturazione nella scrittura di Gentile: la trama è più essenziale, ma le emozioni sono più vere, più spigolose, meno “romanzi da conforto” e più “viaggi di verità”. Ho amato il modo in cui Lorenza Gentile riesce a parlare di fragilità senza farne un dramma. Lucilla non è un’eroina, ma una donna comune che cerca la sua direzione — e in questo somiglia un po’ a tutte noi.

 Mi è rimasta dentro una frase che non viene detta apertamente ma che sembra respirare tra le righe:

 “Non serve aspettare la volta giusta. Serve solo la voglia di esserci, anche quando non è tutto perfetto.”

 

C’è poesia nella semplicità del quotidiano, nella fatica di aprire una locanda in un luogo remoto, nel gesto di preparare una colazione anche se fuori nevica e il mondo sembra lontano. La volta giusta è un romanzo che non urla, ma parla sottovoce, e proprio per questo resta. Un libro per chi ama le storie che sanno di umanità, per chi ha bisogno di ricordare che cambiare strada non è una sconfitta, ma un atto d’amore verso se stessi.

 

È la storia di una donna che, inseguendo un sogno condiviso, finisce per scoprire il proprio.

E di un’autrice che, romanzo dopo romanzo, continua a regalarci la bellezza delle “rivoluzioni silenziose”.

 

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