Annie Ernaux il ritratto di una vita - di Sara Durantini
Quello che leggiamo tra Annie Ernaux e Sara Durantini é l'inizio di una storia d'amore sempre più consolidata, la stessa storia d'amore tra me e Annie Ernaux e tra la vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2022 e tutti i suoi amatissimi lettori.
Con la vittoria del premio più importante al mondo per quanto concerne l'ambito letterario, si dice continuamente che con lei abbiano vinto tutte le donne. Il suo traguardo si conferma come uno spiraglio di speranza in ambito intellettuale, sociologico e femminile.
Ne La donna gelata, Annie Ernaux affronta ancora una volta la questione del soffitto di vetro delle donne, madri e mogli, alla ricerca di un continuo equilibrio per non affogare nella disperazione e nella difficoltà di saper conciliare vita famigliare e vita lavorativa. La sua riflessione si pone ben oltre le aspettative sociali di ruolo, superano i confini e si evolvono per porre il focus su quello che la donna vuole essere e non solo dover fare.
Sara Durantini che ha incontrato Annie Ernaux nell'ottobre 2021, ha avuto il privilegio di intervistare l'autrice e raccogliere tutte le sue riflessioni in questo libro edito Dei Merangoli, realtà indipendente che ha compiuto un ottimo lavoro, non solo di editing ma anche di sponsorizzazione.
In queste pagine, pregne di amore per la scrittura e la letteratura, Sara riesce a dar voce ad Annie che si racconta attraverso la carrellata delle sue opere a partire dal primo libro, Non sono più uscita dalla mia notte, capitato quasi per caso nelle mani di Sara Durantini durante gli anni universitari, fino al loro incontro dopo numerosi scambi di mail e telefonate.
“Sono rimasta annichilita davanti a quella valigia spalancata. Ma era fuori, in città, che stavo peggio. Non sarò mai più in nessun luogo al mondo. Il modo abituale in cui si comportavano le persone mi era diventato incomprensibile, l’attenzione minuziosa con la quale dal macellaio sceglievano questo o quel pezzo di carne mi faceva orrore."
Annie Ernaux viene ritratta nella sua emotività e nella sua letteratura come una donna che ha dedicato la sua intera vita alla scrittura. E' diventata moglie, madre, insegnante e infine ha raggiunto quello che più desiderava al mondo: esser una scrittrice di estrema umiltà e semplicità.
La sua onestà intellettuale la rendeva, fin dall'inizio, timida e schiva dinnanzi alle televisioni locali e poi internazionali, non é mai stata un personaggio volto a amplificare la visibilità per incrementare la sua ambizione. Questo ha reso Annie Ernaux, non solo l'erede di Simone De Beauvoir, ma una donna che ha trovato la sua libertà nella letteratura senza alcun compromesso.
E' proprio Simone De Beauvoir che illumina il pensiero e il percorso della Ernaux. Leggendo le sue opere, in primis Il Secondo Sesso, la giovane Annie Duchesne (Lillebonne,1 settembre 1940) inizia a riconoscersi e a capire che la figura femminile che ha come estremo e ferreo esempio, la madre Blanche, può essere superata per raggiungere un nuovo modello.
Blanche Duchesne é una lavoratrice instancabile che per gestire il bar- drogheria si alza prestissimo, spalanca porte e finestre, pulisce i tavoli e le sedie, contratta con i fornitori, aspetta fino alle undici senza sosta gli uomini che terminano il turno serale in fabbrica. Per Annie, l'infanzia a Lillebonne finisce nell'autunno del 1945 per trasferirsi con i genitori a Yvetot, nell'Alta Normadia.
Nel libro procedente di Sara Durantini "L'evento della scrittura", 13Lab Editore, si ripercorre in modo magistrale e delicato, l'idea di scrittura di tre autrici che hanno contribuito a cambiare la letteratura europea e internazionale, facendo della letteratura femminile un veicolo di inclusione sociale e denuncia per la condizione della donna.
Ciascuna delle autrici ha creato un nuovo modo di fare Story-Telling in grado di arrivare fino alle nostre vite di oggi, descrivendo una realtà femminile, prima soffocata dal dominio dell'onnipresenza maschile, dentro e fuori la letteratura.
La loro é una lingua che parla liberamente di donne, senza vincoli e freni inibitori, senza costrutti sociali. Prima di ogni cosa é una lingua che converte le parole in sentire femminile.
E' una lingua libera che rende libere le donne. Grazie a Colette, Marguerite Duras e a Ennie Ernaux, la letteratura diventa un veicolo di inclusione sociale, le parole diventano lo strumento per liberare dai dogmi sociali precedenti.
Dopo Colette e Marguerite Duras, sarà poi Annie Ernaux, nata quattordici anni prima della morte di Colette, a diventare oggetto del discorso iniziato dalla Durantini.
A differenza delle due autrici francesi precedenti, Annie Ernaux compie un passo avanti: nella memoria include i fatti sociali. La letteratura diventa un fatto sociologico capace di fare dell'autobiografia un evento universale e inclusivo. Il ricorso alla scrittura fotografica diventa un espediente narrativo per raccontare la realtà.
Come dice l’autrice stessa in Una donna “era necessario che mia madre, nata tra i dominati di un ambiente dal quale è voluta uscire, diventasse storia perché io mi sentissi meno sola e fasulla nel mondo dominante delle parole e delle idee in cui, secondo i suoi desideri, sono entrata. Non ascolterò più la sua voce. Era lei, le sue parole, le sue mani, i suoi gesti, la sua maniera di ridere e camminare, a unire la donna che sono alla bambina che sono stata. Ho perso l’ultimo legame con il mondo da cui provengo.” Ancora una volta la Ernaux scrive per recuperare un pezzo particolare della sua vita e raggiungere la consapevolezza, facendone dono ai lettori, che quei momenti non torneranno più, neppure sua madre.
Come in “Memorie di ragazza”, libro che la Ernaux ha conservato nel cassetto per anni, necessita con urgenza di scrivere dell'estate del 1958 e di quella ragazza che è stata, per affrontare e liberarsi di un momento della sua vita che l’ha segnata per sempre.
"Ho riportato alla luce i codici e le regole degli ambienti in cui ero rinchiusa. Ho inventariato i linguaggi dei quali ero impregnata e che plasmavano la mia percezione di me stessa e del mondo circostante. Là dentro, non c'era alcuno spazio per la scena di quella domenica di giugno. In entrambi i mondi che sono stati i miei non poteva essere raccontata da nessuno".
Ne “Il posto” descrive la necessità, come figlia e scrittrice, di raccontare la morte del padre, raccontando la storia della sua famiglia e di chi fosse lui, della sua considerazione sociale e delle sue aspettative che aveva nei confronti di una figlia dagli interessi troppo letterari ed emancipati per un bottegaio. Figlia unica, dopo che i suoi persero la primogenita di malattia, la Ernaux è cresciuta con il peso sulle spalle di uno stereotipo troppo forte nei confronti della classe operaia e dei difficili rapporti con la borghesia del tempo. Essere figlia di due commercianti di bottega di beni di prima necessità non le permetteva di potersi emancipare come avrebbe voluto. Evadeva solo attraverso la letteratura e la sua sete di conoscenza.
Le influenze sul pensiero di Annie Ernaux non si fermano a Simone De Beauvoir ma continuano con Jean Paul Sartre e Virginia Woolf. A proposito di quest'ultima, Annie Ernaux rielabora il concetto di fardello che il passato ci lascia in eredità rintracciando numerose corrispondenze, seppure in epoche diverse, tra la Ernaux e la Woolf.
Il pesante bagaglio emotivo che tutti ci portiamo, il sostrato che ci caratterizza é qualcosa che non mostriamo agli altri ma é la culla dei nostri dolori e dei nostri fantasmi, l'insenatura da dove nasce la letteratura. A partire da questo, Annie cerca di trasformare in scrittura la sua essenza fatta di paure, ricordi sbiaditi e delusioni.
In questo nuovo ritratto, Sara Durantini ha come l'impressione di afferrare l'emotività di Annie Ernaux, i brandelli della sua felicità, delle sue illusioni, delle sue aspirazioni per comporre un mosaico e svelare l'esistenza di tante parti della scrittrice fino ad arrivare all'essenza della ragazza del '58.
Ripercorrendo tutte le sue opere e i tratti salienti della sua biografica, si ha una fortunata occasione di entrare nel vissuto della Ernaux per partecipare all'intervista genesi di questo libro.
Quello che traspare é che la scrittrice vincitrice del Nobel ha riposto tutto nella letteratura e in essa é riuscita a fare della scrittura autobiografica un veicolo sociologico, facendo fare un passo in avanti alla scrittura etnografica di Simone De Beauvoir alla quale si riconosce anche il merito di aver portato nella letteratura la dimensione intimistica della donna.
Sara Durantini, laureata in lettere moderne presso l'Università degli studi di Parma, vincitrice dell'edizione 2005-2006 del Premio Tondelli per la sezione inediti con il lungo racconto L’odore del fieno, pubblica nel 2007 il primo romanzo, Nel nome del padre, con la casa editrice Fernandel. Nel corso degli anni ha collaborato con diverse redazioni e testate giornalistiche quali DirettaNews, il portale della capitale RomaExplorer, Letteratu, CaffèNews Magazine e con l'Agenzia letteraria Sul Romanzo. Dal 2011 cura e gestisce il blog di arte e letteratura Corsi e Rincorsi. Collabora con varie riviste letterarie del circuito parmense tra il 2006 e il 2008. Negli anni successivi partecipa ad antologie: nel 2008 Quello che c'è tra di noi (Manni Editore,), nel 2009 Dizionario affettivo della lingua italiana (Fandango Libri), nel 2011 Orbite vuote (Intermezzi Editore).
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